La fotografia, molto spesso, è come qualcosa di intimo e da tenere, ben lontano da occhi indiscreti. Mario Cresci, Il fotografo ligure, che trascorse gran parte della sua vita in Basilicata, lasciandoci struggenti immagini della vita contadina e, perfino, del ciclo delle stagioni, scandito dal duro lavoro e dal tipo di coltivazione, quando andava in giro per la Basilicata, o nel cuore del Salento con la sua macchina fotografica, i contadini rifiutavano di farsi fotografare, perché ritenevano che le foto potessero rubare loro una parte dell’anima. E, tuttavia, Mario Cresci, molti ritratti fotografici riuscì a farli, inventando quella che Pasolini definì la fotografia antropologica. Oggi, in tempi di amministrative, in giro per le vie cittadine, ci si sente osservati, in tempi elettorali, da tutti quei manifesti elettorali. Sorrisi ammiccanti, pose da salotto, faccioni che neanche Filippo Lippi o Fernando Botero avrebbero saputo ritrarre meglio. Quei sorrisi forzati, poi, stampati s
Per curiosi e ribelli, uomini e donne libere, moderati e rivoluzionari in cerca di idee