Passa ai contenuti principali

RECENSIONE : Un uomo senza Patria - Kurt Vonnegut

 


Un uomo senza patria

Kurt Vonnegut

Edizioni Bompiani

 

"È la fine di qualunque tipo di buona notizia. Il sistema immunitario del nostro pianeta sta cercando di sbarazzarsi degli esseri umani. Questo è sicuramente il miglior modo per riuscirci".

E’ una delle riflessioni sul mondo, che fa Kurt Vonnegut in questo suo libro, che dovete leggerlo come fosse un amico con cui confrontarsi. Attraverso l’analisi della società americana, specchio dell’occidente, inizierete a riflettere sulle condizioni in cui versa il nostro pianeta. Vi accorgerete come venti anni fa erano già attuali. Rifletterete come l’Iraq di ieri non sia poi tanto diverso dall’Ucraina di oggi. Come i governi siano impregnati di potere, ieri come oggi, e come sia netto il legame con le multinazionali, veri aghi della bilancia economica mondiale.

Dodici brevi saggi, raccolgono il manifesto di un uomo che non riconosce più la propria patria, poiché si ritiene troppo umano, in una società globale incattivita. Mi viene una riflessione mentre scrivo questa recensione. Il mondo è incattivito, per eccesso di morale. Nella storia la morale è sempre stata spacciata come un sistema di regole per vivere meglio insieme. Ma è la stessa storia a spiegarci come la morale sia la causa di un susseguirsi di società cattive, se è vero che le società, o meglio le civiltà, sono cicliche. In fondo, oggi, che cos’è il politically correct, se non quello che fino a ieri si poteva chiamare morale.

Un uomo senza patria fila via, nella lettura perché, breve, ma soprattutto perché ironico. La scrittura di Vonnegut è divertente, ed in un punto, Kurt afferma che l’umorismo è un modo per tenere lontane le cose orribili della vita, è un sistema di protezione contro la cattiveria. A ben ragione direi.

Godetevelo !!!    

Commenti

Post popolari in questo blog

ISRAELE, PALESTINA E I GIOVANI D'OGGI

  Il livello di strumentalizzazione politica della sinistra italiana ha raggiunto picchi verso il basso così talmente gravi da fare indurre a una riflessione sul livello di ignoranza giovanile, intesa come disinformazione storica, nei confronti della Politica internazionale.  Premettendo che ognuno è libero di pensare e manifestare per qualunque causa si ritenga giusta, occorre avere sott’occhio due cenni storici dell’origine della terra contesa sin dalla notte dei tempi. Una interessante spiegazione sulla città di Gaza della Prof.ssa Daniela Santus, docente del dipartimento di letteratura e lingue straniere e Cultura Moderna, dell’Università di Torino, afferma che Gaza non nasce come città palestinese o islamica. Da un punto di vista storico sappiamo che il Faraone Thutmose III, alla guida delle sue truppe, nel 1457 a.C., proprio a Gaza, sceglie di celebrare il ventitreesimo anniversario della sua ascesa al trono. L’islam nascerà quasi 2100 anni dopo che Gaza aveva ospitato i festeggi

VATICANO E ONG. UNA PARABOLA RISCHIOSA

  Il rapporto privilegiato che la Chiesa, a partire da Papa Bergoglio, ha creato in questi anni con Mediterranea, la ong dell’ex antagonista veneziano Luca Casarini pare sia raccontato attraverso le intercettazioni compiute dalla Guardia di finanza per conto della Procura di Ragusa, nell’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico di Mediterranea.  Qualche anno fa abbiamo pubblicato un libro dal titolo Club San Gallo (Fides Edizioni – Gruppo Les Flaneurs) in cui si immaginava un intreccio tra politiche migratorie e Vaticano. Di seguito si possono leggere degli stralci che riportano quasi alla realtà …”Il mondo ha bisogno di un indirizzo e noi abbiamo il dovere di fornirglielo». Dannieels, ancora estremamente lucido, sembra non temere gli attacchi del suo ospite e decide di proseguire la spiegazione: «Il suo amico Massimo aveva il privilegio di custodire molti dei nostri progetti, ma non era a conoscenza del piano più rivoluzionario del Club San Gallo. Purtroppo

OGGI È ATTACCO AL VINO, IERI ALLA PROPRIETÀ. E DOMANI...

  I salutisti dell’Unione europea tornano alla carica con un’altra battaglia: quella contro il vino. A fare da apripista è stata l’Irlanda, che potrà dunque applicare sugli alcolici un’etichetta con scritto “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. O più direttamente "il vino provoca il cancro". Secondo i dati di Alcohol Action Ireland, il consumo di alcol puro pro capite tra chi ha più di 15 anni è stato di 10,07 litri nel 2020, che corrisponde a poco meno di 40 bottiglie di vodka, 113 bottiglie di vino o 436 pinte di birra e supera del 40% il livello di consumo indicato dalle linee guida dell’agenzia governativa Health Service Executive (HSE). Quindi l'Irlanda, attraverso il silenzio assenso della Commissione Europea, con questo provvedimento, crede sul serio di combattere l'abuso di alcol? Perché i dati sopra elencati chiariscono e permettono di affermare che siamo in presenza di un eccesso di uti