Terremoti e trivelle
Per fortuna il terremoto di 5,7 di magnitudo che si è verificato ad una distanza di circa 30 chilometri di distanza dalla costa marchigiana è avvenuto in mare. Si è evitata una tragedia: se pensiamo che il terremoto di Amatrice, che ha provocato 291 vittime, è stato di un’intensità pari a 6,1 di magnitudo, ci rendiamo meglio conto di quanto il mare abbia attutito il fenomeno.
Il susseguirsi dei sismi, dopo quello principale, ha delineato il punto da cui scaturisce l’energia (epicentro-ipocentro). Non si sono elevate onde anomale, quindi i danni sono stati molto più limitati di quelli che avrebbe provocato un terremoto su terraferma, in considerazione anche della forte densità dei nostri centri abitati, su ogni parte del territorio italiano.
Il cono di propagazione avrebbe investito una grande area, considerato che si è sentito anche in Umbria, fino alla Toscana, all’Emilia e all’Abruzzo.
Considerando che è avvenuto poco sotto il 45 esimo parallelo, definito dal governo il punto di partenza delle trivellazioni di gas nell’Adriatico, cosa sarebbe successo se oggi fossero in atto le trivelle per estrazione di gas?
Il presidente dell’Ordine Geologi delle Marche, Piero Farabollini, ha spiegato che fenomeni di questo tipo, con profondità molto elevate, il terremoto ha avuto origine a 8 chilometri di profondità, non possono essere legati ad attività di trivellazione. Una magnitudo così forte è impensabile che possa essere legata a trivellazioni. In verità, il geologo, ha anche ribadito come piccoli eventi sismici dovuti all’attività delle trivelle sono possibili, ma non con questa magnitudo.
Nel Mare Adriatico sono attualmente attive 12 concessioni per l’estrazione di idrocarburi, da parte delle società Eni ed Edison, mentre nella regione Marche, secondo i dati ufficiali ministeriali risultano ben 26 concessioni in uso. Simili azioni di estrazione possono causare sismi, quali quelli che stanno recentemente colpendo l’Italia Centrale?
Il sottosuolo terrestre è in continuo movimento: difatti sulla Terra si registrano quotidianamente sismi di piccola e grande entità.
È altresì vero che non tutte le scosse presentano una causa naturale: alcune di esse sono causate dall’uomo; la comunità scientifica parla in questo caso di «sismi indotti» o di «sismicità indotta», un fenomeno spesso causato da interventi tecnici di grande portata effettuati nel sottosuolo. Si tratta, con qualche rara eccezione, di terremoti di piccolissima entità, praticamente impercettibili in superficie dall’uomo e che dunque non creano alcun danno.
In realtà i terremoti che affliggono l’Italia centrale sono causati dallo spostamento della Placca Apua. Questo è il “motore” dei terremoti degli ultimi due mesi. In effetti i sismi che fanno tremare l’Italia si manifestano molto frequentemente e fanno sì che il nostro paese sia tra i paesi più sismici del mondo. Ebbene, questa placca si sta muovendo verso nord nord-ovest e contemporaneamente ruota in senso antiorario sotto la spinta della “Placca Africana”.
In termini propriamente geologici, si tratta di una parte della Placca Africana, dalla quale l’Apua si è staccata durante il Cretaceo, circa 100 milioni di anni fa: attualmente si sta muovendo al di sotto della placca che comprende parte degli Appennini e parte del Mar Mediterraneo, sta cioè andando in subduzione. E’ un processo geologico che dura da centinaia di migliaia di anni, la causa è l’allontanamento del Tirreno dall’Adriatico. Le due parti si allontanano con una velocità media di circa 5 millimetri ogni anno. In virtù di questo che succederebbe agli impianti di estrazione di idrocarburi se fossero colpiti da una onda anomala? Una eccezione, si direbbe, ma eventualmente possibile.
Tornando alla sismicità indotta, questa avviene quando le attività antropiche rimettono in movimento vecchie faglie che ormai non sarebbero più in grado si muoversi. Alcune attività antropiche possono quindi provocare dei cambiamenti nello stato di sforzo del sottosuolo e mettere in movimento delle faglie.
In genere l’attività di estrazione di idrocarburi è connessa al cambiamento dello sforzo del sottosuolo lungo un piano di faglia bloccato. E questo succede a causa di una attività secondaria, la reiniezione nel sottosuolo delle cosiddette acque di strato, acque estratte insieme al petrolio ma che devono esservi separate prima della spedizione del greggio. Il problema è che in alcuni casi specifici, la reiniezione delle acque di strato può provocare sismicità indotta perché aumenta la pressione dei liquidi lungo le faglie, diminuendone l’attrito.
In alcuni casi invece sono proprio le attività estrattive che provocano sismicità. È successo in Olanda dove si estrae alternativamente petrolio e gas, questo problema è limitato alla sola estrazione di gas. Il fenomeno avviene perché la pressione del gas è maggiore di quella di petrolio e quindi la sua estrazione, sempre in alcuni casi particolari, può risultare in una modifica del campo di sforzo regionale dovuta alla compattazione del sottosuolo nelle zone dove il gas è stato estratto. Qui dunque, l’innesco della sismicità è invece dovuto a modificazioni del campo di sforzo tettonico.
In buona sostanza i terremoti dovuti ad attività antropica hanno tutti un ipocentro abbastanza superficiale, ma non tutti i terremoti superficiali hanno origine artificiale.
Allora, se succede un terremoto superficiale che ha origine naturale, che succede agli impianti di trivellazione? Possono essere altamente inquinanti per lo sversamento in mare degli idrocarburi? Che gli idrocarburi facciano danni ingenti è ineccepibile, ma lo fanno essenzialmente quando vengono bruciati, sia in termini di gas-serra che in termini di inquinamento atmosferico. Gli incidenti durante la produzione e/o il trasporto sono stati alle volte molto gravi ma hanno una incidenza meno che trascurabile sul problema generale dell’inquinamento atmosferico e delle acque e di quello delle emissioni di gas-serra.
Quindi se da un lato sarebbe il caso di estrarre i nostri idrocarburi visto i prezzi attuali particolarmente alti e considerando il petrolio e il gas, estratti in acque italiane, sarebbero prodotti a km zero e quindi il loro impiego diminuirebbe le emissioni per il trasporto del greggio dai luoghi di produzione a quelli di raffinazione sul territorio. Dall’altro lato invece bisogna calcolare la eventuale pericolosità accidentale, derivante da un fattore sismico incontrollato benché naturale, e non per forza indotto da fattore antropico.
Giuseppe Romito – Italia liberale popolare -Movimento Lib
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https://zonafrancanews.info/2022/11/12/terremoti-e-trivelle/
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