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OGGI È ATTACCO AL VINO, IERI ALLA PROPRIETÀ. E DOMANI...

 





I salutisti dell’Unione europea tornano alla carica con un’altra battaglia: quella contro il vino. A fare da apripista è stata l’Irlanda, che potrà dunque applicare sugli alcolici un’etichetta con scritto “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. O più direttamente "il vino provoca il cancro".


Secondo i dati di Alcohol Action Ireland, il consumo di alcol puro pro capite tra chi ha più di 15 anni è stato di 10,07 litri nel 2020, che corrisponde a poco meno di 40 bottiglie di vodka, 113 bottiglie di vino o 436 pinte di birra e supera del 40% il livello di consumo indicato dalle linee guida dell’agenzia governativa Health Service Executive (HSE).

Quindi l'Irlanda, attraverso il silenzio assenso della Commissione Europea, con questo provvedimento, crede sul serio di combattere l'abuso di alcol? Perché i dati sopra elencati chiariscono e permettono di affermare che siamo in presenza di un eccesso di utilizzo delle bevande in generale.

Allora, oltre a prevedere una possibile proliferazione di tali etichette in altri stati membri della UE, è giusto riflettere su una eventuale omologazione europea in materia di alcol. Ma noi Europei possiamo davvero essere ritenuti uguali? Non siamo il risultato di un processo storico che ha da sempre evidenziato la differenza culturale dei vari popoli e delle varie etnie? Ma davvero a Bruxelles pensano che uno scandinavo sia uguale ad un latino? E davvero si può pensare di risolvere un problema sociale con una serie di etichette?

Evidentemente pensano di si. Non sarebbe più opportuno alzare i prezzi di mercato degli alcolici o addirittura vietarne la vendita ai minori? Non crediamo siano diminuiti i fumatori, con le scritte sociali sui pacchetti. 

Il vino è una bevanda conviviale. È la bevanda che scorreva sui tavoli dagli otri dei latini e prima ancora nei simposi dei greci. Ricordiamo che sia nella mitologia Greca che in quella Romana esistono Dei protettori delle Viti e del Vino (Dionisio nel caso dei Greci, Bacco per i Romani) e le proprietà inebrianti di questa bevanda hanno portato ad un culto che prevedeva celebrazioni (Baccanali) che a volte degeneravano in vere e proprie orge.

E’ del ‘500 la lettera che Sante Lancerio, storico e geografo e bottigliere di papa Paolo III scrive al cardinale Guido Ascanio Sforza e che può essere definita il primo testo della letteratura enologica italiana. Vengono identificati 53 vini di pregio che vengono anche descritti dal punto di vista organolettico e degli abbinamenti col cibo, usando un approccio ed un gergo sorprendentemente attuali. Vengono citati nella lettera, tra gli altri, il “Rosso di Terracina”, il “Greco d’Ischia”, la “Vernaccia di San Gemignano” il “Nobile di Montepulciano”. Senza dimenticare tantissimi altri vini, non solo italiani ovviamente.

Ma di fatto oggi vogliono omologarci. La modalità delle etichette lascia pensare ad una catalogazione bovina.

La realtà è che questa omologazione imposta dai vertici europei suona un po' come imposizione affrettata per un processo di unificazione degli stati europei che ha inizio appena settant'anni fa. Guarda caso dal Manifesto di Ventotene, scritto, manco a dirlo da noi italiani. Proprio noi che siamo oggi tra i più sofferenti, poiché sempre sotto la lente d'ingrandimento, specie per questioni economiche.

La fretta si sa fa i figli ciechi. Quei figli che oltre a non vedere, non riflettono sulle dinamiche dei processi di unificazione.

La nostra elite europea, probabilmente prende a modello ispiratore, l'evoluzione statunitense, che comunque ha impiegato circa tre secoli, passando per una guerra di secessione e la morte di un Presidente del calibro di Abramo Lincoln, per giungere ad essere gli USA.

O forse più semplicemente i nostri vertici europei sono dominati aprioristicamente dalla elite americana attuale. Quella parte democratica, che un tempo mirava a preservare la schiavitù nel proprio territorio, continua ad avanzare dunque tali pretese sulla UE, o meglio ancora pretende di dominare il mondo con l'idea di esportare democrazia in ogni dove.

E questo è il prezzo di tale modello? Imporre oggi di bandire il vino, di cui paesi come il nostro sono tra i primi produttori e quindi esportatori al mondo. Ieri invece l'impedimento di vendita o di affitto degli immobili, se non rispettano criteri energetici. Aggredire la proprietà, principio del liberalismo, non a caso ideologicamente nato in Gran Bretagna. È questo il disegno. E non a caso la Gran Bretagna ha deciso di uscire dalla zona Euro. Per meglio preservare la propria area economica e la sua proprietà.

E Domani? Ci dobbiamo aspettare la proposta teutonica di marchiatura a fuoco?

Ahimè, quello è già accaduto.


https://zonafrancanews.info/2023/02/01/oggi-e-attacco-al-vino-ieri-alla-proprieta-e-domani/









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