Bisogna "evitare ogni spostamento" ed "è vietata ogni forma di assembramento" anche all'aperto. Con queste due norme l'Italia è entrata in guerra. Ci è entrata ricoprendo il ruolo della fanteria, in un battaglione chiamato Occidente, che ci espone a formare le prime linee. Siamo impegnati in un campo di battaglia, dove il nemico, non si vede, è invisibile, non si percepisce. All’inizio lo si considerava lontano. Qualche settimana fa ce lo siamo ritrovati dietro la porta di casa. Allora sono finite le divisioni. Miracolosamente non si è più scritto dietro la porta di nessuno. E’ scomparsa la contrapposizione destra e sinistra. Sono scomparse Sardine, Tonni e politici più in evidenza. E’ scomparso pure il ministro degli Esteri. Ci si è concentrati nel contrastare questo essere subdolo che ha cominciato a colpire noi. Uno alla volta. Ci si è lanciato contro, colpendo al cuore. Mettendo in ginocchio i più deboli, sia fisicamente che economicamente. Colpisce a casaccio, dove può attacca, anzi attecchisce. Subiamo inesorabilmente la sua avanzata, la sua venuta dall’ignoto.
Ormai le perdite, le contiamo ogni giorno, verso le 18,00, quando si dirama un bollettino. Adesso però il nemico muta, non attacca solo i fanti, ma procede aprendo brecce in ogni parte del battaglione. Devasta la quotidianità. Si è costretti a cambiare abitudini.
L’Occidente, scoppia di salute e di successo, però invecchia e declina. Il livello di benessere è cresciuto, nonostante le crisi economiche e politiche, ma la denatalità è paurosa. La nostra agiatezza che volge in stagnazione, ripiega nella solitudine, vive la fine di ogni dimensione storica di civiltà. La cultura collassa, assieme alla perdita della tradizione e della memoria storica, avviene il trionfo della mediocrità di massa. La società occidentale, si fonda sul progresso verso l’infinito, ma Il progresso infinito ci fa scoprire inquietudine e angoscia, ripiega in se stesso per proteggersi dalla velocità dell’ignoto e produce stagnazione. Ecco la decadenza. Ecco il virus.
Annaspiamo cercando di contenere le perdite. Nell’attesa di guadagnare terreno viviamo il momento stagnante da solitari, chiusi in casa, in quarantena, cercando i modi per riprendere successo e longevità.
L’Unione Europea, a partire dalla crisi economica globale del 2008 ha sempre fatto il possibile per farsi detestare, in Italia e in moltissime altre nazioni del continente. Occorre dire che la gestione di diverse rispettive classi dirigenti nazionali, fra incolmabili debiti pubblici e una crescita economica pari a zero, ha permesso all’Ue di manifestarsi più come una matrigna che mal sopporta i propri figliastri che come una mamma, magari severa quando serve, ma giusta nei confronti di tutti i suoi figli. Non a caso, sono poi cresciuti partiti e movimenti euroscettici in più Paesi europei, la Brexit è divenuta realtà e tutt’oggi alcuni governi nazionali, come quello ungherese e quello polacco, sono spesso in contrasto con le Istituzioni comunitarie. Del resto, Bruxelles, si direbbe, andrebbe ringraziata, con tanto di servile inchino, per i soldi del Pnrr. Intanto, è bene ricordare come il denaro del Recovery Fund non rappresenta affatto un regalo compassionevole, essendo composto, in
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