Ricordo, non tanto lontanamente, un’Italia di ballerine e ragionieri in continuo pullulamento, un’ Italia dai parti gemellari record, un’Italia, con la schedina fra le dita, un’Italia che si divideva sportivamente tra nerazzurri e bianconeri. Oggi ci si divide su bianchi e neri. Oggi le coppie non vogliono avere figli, i ragazzi se ne vanno all’estero, i pensionati prendono la cittadinanza in paesi dove il costo della vita e delle tasse è più basso; quelli che restano rigettano i simboli viventi dell’italianità, chiedono di abbattere le frontiere e di lasciar entrare chiunque decida di vivere da noi e si elevano a censori che condannano tutti coloro che vogliono tutelare la nostra identità. Inconsapevolmente, tutti partecipano al suicidio del nostro paese.
Molte ragioni sono da attribuire al sistema lavoro. La denatalità è favorita dalla precarietà. Oppure vanno via dall’Italia perché non si trova lavoro, non vedono riconosciuti meriti e capacità. Mentre invece si viene tartassati di tasse e si perdono speranze riposte nel paese. A senso inverso, si perde sempre più il made in Italy, marchi distintivi che vanno all’estero, aziende che chiudono, l’Italia che perde l’auto, il burro e l’acciaio. L’Acciaio, il capolavoro di bruttura politica di una classe mediocre.
Con questa classe si perde il futuro. Non riusciamo più a vedere il senso storico di quel che stiamo vivendo e facendo, ci occupiamo solo della situazione del momento, non proiettiamo le scelte immediate nel futuro, sta avvenendo un processo storico letale. La totale passività di un popolo. Ci perseguitano con norme di legge come se la preoccupazione per la vita del tuo paese e del tuo popolo, fosse una forma di odio, di razzismo e di disprezzo nei confronti degli altri, per distogliere ai nostri occhi l’aumento delle tasse. Esempio su tutti, piuttosto che incentivare lo smaltimento della plastica, ci tassano per non consumarla. Di questo passo il risparmio degli italiani è sempre più a rischio.
Tuttavia esiste un impiego ottimale del risparmio, non tassabile e duraturo, che rende molto, anche se non in moneta: i ricordi. Ho cominciato scrivendo dei ricordi. Loro costituiscono l’unica vera forma di ricchezza, che non ci può essere rubata o confiscata, né tassata o espropriata, che resta con noi per il resto della nostra vita. Un bel ricordo fa miracoli nei momenti di malinconia, di tristezza o di depressione, ci conferma che la vita è meravigliosa anche se sfortunatamente breve. In una giornata di pioggia, mentre l’umore è nero e la noia sembra sopraffarci, aggrappatevi a un bel ricordo di un momento di gioia, al sorriso di quella ragazza che non avete mai conosciuto, a quell’arcobaleno che vi ha rallegrato, e riprenderete subito e gratis il vostro normale buon umore, la fiducia nella bellezza della vita e la certezza del mistero imperscrutabile che la circonda. In breve, guarirete dal pessimismo e vi sentirete giovani, sani e allegri.
Investire in ricordi è l’unica scelta sensata, per rimanere eterni ottimisti nella vita.
Il livello di strumentalizzazione politica della sinistra italiana ha raggiunto picchi verso il basso così talmente gravi da fare indurre a una riflessione sul livello di ignoranza giovanile, intesa come disinformazione storica, nei confronti della Politica internazionale. Premettendo che ognuno è libero di pensare e manifestare per qualunque causa si ritenga giusta, occorre avere sott’occhio due cenni storici dell’origine della terra contesa sin dalla notte dei tempi. Una interessante spiegazione sulla città di Gaza della Prof.ssa Daniela Santus, docente del dipartimento di letteratura e lingue straniere e Cultura Moderna, dell’Università di Torino, afferma che Gaza non nasce come città palestinese o islamica. Da un punto di vista storico sappiamo che il Faraone Thutmose III, alla guida delle sue truppe, nel 1457 a.C., proprio a Gaza, sceglie di celebrare il ventitreesimo anniversario della sua ascesa al trono. L’islam nascerà quasi 2100 anni dopo che Gaza aveva ospitato i festeggi
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