È in atto un tentativo di instaurare una dittatura fintamente umanitaria, ma intollerante, verso la “trascurabile maggioranza dei popoli” che non appartiene alle minoranze protette e ai migranti clandestini. Ed è la evidente ritorsione rispetto alla sovranità del popolo che va in una direzione sgradita ai potentati che costituiscono l’Establishment. Punirli, spaventarli, scoraggiarli.
Si deve reagire in modo deciso, dalla denuncia sistematica di ogni episodio e di ogni proposta di legge e di commissione. Poi, se ci fossero forze politiche audaci e coerenti, in grado di trasformare queste denunce in propositi, riforme e iniziative anziché limitarsi ad astenersi, si avrebbe la forza di opporsi a questa deriva pedagogica che vuole il pensiero unico.
È pensabile un governo che imponga cambiamenti forzati in ambito di sentimenti? In un regime democratico il popolo vota e la maggioranza governa. Ma un individuo perché mai dovrebbe votare un politico che voglia imporre stili di vita per legge? È ipotizzabile in un governo democratico una politica che imponga pesanti cambiamenti allo stile di vita per preservare il pensiero delle generazioni future? Allora la democrazia più che essere il bene assoluto è un male di fatto irrinunciabile.
Il 2 giugno 1946, nacque una repubblica di uno Stato, che non aveva convinzione. Quella convinzione è giunta sino ad oggi, manifestandosi nel malaffare, nella giustizia politicizzata. Oggi si fa presto a dire Repubblica. E si fa presto anche a dire democrazia e poi libertà, popolo e Costituzione., Tutti questi termini appaiono scontati alle nuove generazioni. Abitudini quotidiane il cui vero significato è, di fatto, sconosciuto. A essi ci si è fatta l’abitudine. Così come si fa l’abitudine al lavoro della Magistratura di una Repubblica di uno Stato debole come il nostro. Duecentosettantaquattro anni, è la somma di tutte le pene commisurate ai responsabili del disastro ambientale creato a Taranto, con l’Ilva. Imprenditori, dirigenti ed amministratori locali, tutti coinvolti. Così, ci si divide, come sempre, sulla colpevolezza o la presunta innocenza dei condannati. Ma se analizziamo le misure singole, la più alta condanna è di ventidue anni. Tre in meno della pena contrattata da Giov
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