Queste persone, che non sanno nulla di un argomento, si comportano come se fossero maestri e cercano di rovesciare le argomentazioni ben pianificate di studiosi ed esperti, questo è davvero spiacevole.
Per farci evolvere come persone e società, dobbiamo impegnarci in un dialogo sano in cui entrambe le parti abbiano lo stesso diritto di esprimere le proprie opinioni e di essere ascoltate. Imparare gli uni dagli altri è un'abilità molto importante, che dovrebbe essere incoraggiata, dopo tutto, non facciamo niente da soli in questo mondo. Possiamo sempre usare l'esperienza di qualcuno per semplificare le nostre vite.
Le persone stanno diventando più convinte e meno disponibili a crescere collettivamente. Crediamo che un diploma ci renda imbattibili, a prova di errore. Questo è lontano dalla verità, e solo quando impariamo a riconoscere i nostri limiti e ad associarci con persone che possono offrirci ciò che ci manca, possiamo davvero evolverci.
La superiorità è un concetto sfuggente, siamo tutti insieme nel cammino della vita, e non importa quale sia il loro livello di istruzione, stipendio o di formazione, si può sempre imparare da chiunque, anche colui che giudichiamo "inferiore".
Dobbiamo lavorare per controllare il sentimento di superiorità dentro di noi e aprirci a tutte le opportunità di crescita che sorgono quando siamo umili.
Il 2 giugno 1946, nacque una repubblica di uno Stato, che non aveva convinzione. Quella convinzione è giunta sino ad oggi, manifestandosi nel malaffare, nella giustizia politicizzata. Oggi si fa presto a dire Repubblica. E si fa presto anche a dire democrazia e poi libertà, popolo e Costituzione., Tutti questi termini appaiono scontati alle nuove generazioni. Abitudini quotidiane il cui vero significato è, di fatto, sconosciuto. A essi ci si è fatta l’abitudine. Così come si fa l’abitudine al lavoro della Magistratura di una Repubblica di uno Stato debole come il nostro. Duecentosettantaquattro anni, è la somma di tutte le pene commisurate ai responsabili del disastro ambientale creato a Taranto, con l’Ilva. Imprenditori, dirigenti ed amministratori locali, tutti coinvolti. Così, ci si divide, come sempre, sulla colpevolezza o la presunta innocenza dei condannati. Ma se analizziamo le misure singole, la più alta condanna è di ventidue anni. Tre in meno della pena contrattata da Giov
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