Il governo Conte Bis, è legittimo. Anzi, il Presidente della Repubblica avrebbe compiuto un atto contrario alla Legge fondamentale della Repubblica se non avesse favorito la formazione di una maggioranza, quale essa sia e quando essa c’è. Ma il ruolo del Quirinale non chiarisce comunque le opportunità politiche dell’operazione in atto.
Questo nuovo governo è sicuramente riconosciuto come un bene prezioso da tutti i potenti del mondo e da un’élite di parlamentari, ma per ora rivela soltanto l’erranza della classe politica progressista e movimentista, mancante di un umile aspetto del potere fondato sulla delega popolare e sul servizio al bene della nostra nazione, percepito come giusto dai cittadini reali. Si è sentito più e più volte, sin dall’apertura di questa crisi, che si deve agire per il bene del paese.
Perciò, al di là dei giudizi soggettivi, molti dubbi ed inquietudini assalgono necessariamente la mente. Primo tra tutti la scelta dei grillini di optare, di fatto, per un tradimento dei propri valori fondanti, basati sulla democrazia diretta, consequenziale logica del vincolo di mandato: tutti propositi cestinati e abbandonati in un paio di giorni.
Interrogativi lacunosi sono anche evidenziati relativamente ai democratici, i quali hanno scelto di salire sul carro dei vincitori, pur avendo avuto chiaramente prove elettorali ripetute di essere perdenti.
Il punto vero, dunque, è la completa assenza di senso dello Stato con cui si è sviluppata la dialettica e la formazione di questo asse di sinistra.
Senso dello Stato vuol dire rispetto dei cittadini, delle loro istanze di consenso e delle motivazioni reali del successo con cui le politiche di sicurezza e di gestione severa dell’immigrazione sono state accolte dalla gente, e che adesso verranno prontamente abrogate con sdegno popolare.
Disinteressarsi a ciò che il popolo vuole, equivale ad avere perduto la portata della democrazia nella forma e nella sostanza. La democrazia esige invece che i cittadini, vengano prima delle idee di chi governa, prima della stessa possibilità di avere ed ottenere potere attraverso la pratica delle regole costituzionali.
Il senso dello Stato impone di possedere una vera legittimazione popolare con un mandato elettorale chiaro per poter mutare radicalmente un Paese. Non viceversa.
La riassumo in una parola : sovranità.
La sovranità non è solo il potere sugli uomini e sulle cose, ma è il riconoscimento, o l’invocazione, di un principio o di un atto che lo sovrasta, s’innalza sopra l’accadere e dunque lo modifica. Sovrano non è chi segue la realtà ma chi la cambia, decide un altro corso. Il male attuale è il dominio delle sovrastrutture a discapito degli individui. Attraverso i tecnicismi finanziari ed i calcoli opportunistici. La sovranità in questa fase si ribella al fatalismo della tecnica e della finanza, non sottosta al suo diktat ma si pone sopra e restituisce facoltà di decidere non solo le azioni ma anche le norme su cui fondare l’autonomia. Applichiamo la sovranità per favore, in antitesi ai governi di prostituzione.
L’Unione Europea, a partire dalla crisi economica globale del 2008 ha sempre fatto il possibile per farsi detestare, in Italia e in moltissime altre nazioni del continente. Occorre dire che la gestione di diverse rispettive classi dirigenti nazionali, fra incolmabili debiti pubblici e una crescita economica pari a zero, ha permesso all’Ue di manifestarsi più come una matrigna che mal sopporta i propri figliastri che come una mamma, magari severa quando serve, ma giusta nei confronti di tutti i suoi figli. Non a caso, sono poi cresciuti partiti e movimenti euroscettici in più Paesi europei, la Brexit è divenuta realtà e tutt’oggi alcuni governi nazionali, come quello ungherese e quello polacco, sono spesso in contrasto con le Istituzioni comunitarie. Del resto, Bruxelles, si direbbe, andrebbe ringraziata, con tanto di servile inchino, per i soldi del Pnrr. Intanto, è bene ricordare come il denaro del Recovery Fund non rappresenta affatto un regalo compassionevole, essendo composto, in
Credo tu commetta un errore di fondo, la politica italiana, e non da oggi ne’ da ieri, considera il senso dello stato come qualcosa di autoreferenziale, mai come il rispetto della volontà degli italiani. Per questo la nostra forma istituzionale non è una repubblica democratica bensì un regime.
RispondiEliminaDi fatto è una Repubblica. Ma il tuo commento focalizza esattamente l'obbiettivo di questo pezzo. E la Sovranità non la considerano affatto
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