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LA CONTROPRODUCENTE GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

 



E' sempre con profonda amarezza che osservo la celebrazione di giornate come questa, accanto a tutto il carico di ipocrisia politicamente corretta che ci viene propagandata mediaticamente, tra chi si tinge il viso di rosso, cariche istituzionali che si prestano a questo giochino, dichiarazioni banali e scontate e via dolcificando l'opinione pubblica.

Nel momento in cui una donna accetta di celebrare una giornata mondiale dedicata alla violenza sulle donne, crea la stessa categorizzazione di cui poi sarà vittima perchè è evidente che se si condanna la violenza soltanto verso un genere, si sta implicitamente affermando che l'altro genere non merita tutele, ottenendo come unico risultato di scatenare un focolaio di maschilismo reattivo antifemminista.

Ed è attraverso la strumentalizzazione di tragedie che vedono vittima una donna e di cui è colpevole un uomo non in quanto maschio ma in quanto persona prepotente - e la prepotenza non è una caratteristica di genere ma di specie - che si sta scatenando una pericolosa caccia al maschio.

Diciamoci la verità, il femminismo, nato per dare sacrosanti diritti alle donne, è diventato lo sfogatoio di ogni donnicciola acida e repressa che non sa come tenersi un uomo.

E diciamoci anche un'altra verità: osservando il silenzio e il giustificazionismo correlato ai tanti femminicidi in cui il killer è un immigrato africano o un musulmano, si può giungere all'unica vera ed inevitabile conclusione.

Il vero obiettivo è la caccia al maschio bianco.

L'aberrante errore logico celato dietro l'orrendo neologismo "femminicidio" consiste nel sottolineare la maggiore gravità di uccidere una persona in quanto femmina rispetto ad ucciderla in quanto maschio.

So anche io che è più frequente il femminicidio, se non altro perchè l'uomo è fisicamente più forte della donna.

D'altra parte, se consideriamo le statistiche dei morti caduti vittima di incidenti sul lavoro o di malattie legate all'ambiente lavorativo, osserveremo come le vittime di sesso maschile rappresentino il 97%. 

Piacerebbe ad una donna sentirsi dire che bisogna tutelare soltanto i maschi e che un incidente del lavoro in cui è vittima un maschio è meno grave?

L'idea di legare ad un'appartenenza identitaria - in questo caso, di genere - la gravità di un delitto, è, oltre che un sesquipedale errore logico, una profonda mancanza di rispetto nei confronti dell'universo maschile che, nè più nè meno di quello femminile, è popolato da stronzi e da persone perbene.

Occorrerebbe che tutti ci mettessimo in testa che il femminicidio non ha a che fare con il "genere" del carnefice e con quello della vittima.

Ha a che fare con un'insufficiente educazione al rispetto del prossimo che, in quasi quarant'anni di vita, ho visto equamente ripartita tra maschi e femmine. 

Anzi, a dirla tutta, se dovessi basarmi sulla mia modesta e poco autorevole esperienza, un po' più nelle femmine.

Diamo sempre per scontato che le donne siano vittime degli uomini e abbiamo così chiuso gli occhi sulle tante violenze che vengono perpetrate nei confronti del maschio, violenze molto più subdole, spesso di natura psicologica, figlie di una costante propaganda sapientemente inoculata dai media.

Il che è normale. Dopo decenni in cui abbiamo fatto di tutto per demonizzare il maschio, non possiamo certo stupirci se oggi esistano molte donne che hanno disimparato come ci si comporta con un uomo.

Ma anche questa è una trappola, perchè potrebbe portarci alla giustificazione di genere di un delitto e dunque bisogna giocare al rialzo e giungere ad una conclusione, unica e buona per tutte le stagioni.

Quale? Che il femminicidio, il maschicidio, l'infanticidio, il parricidio, l'uxoricidio, ogni forma di "omicidio volontario", nascono tutto da un'unica radice: la mancanza di rispetto del prossimo, indipendentemente dal suo genere, indipendentemente dal suo ruolo nella società, dal suo ruolo nella nostra vita.

E oggi, è il concetto di rispetto ad essere venuto meno, in tutto. Indipendentemente da chi sia la vittima o il carnefice.

La mancanza di rispetto dell'altrui individualità, l'egoismo e l'individualismo spinto sino alla violazione degli altrui spazi, sono la vera origine di tutti i delitti.

E se non si capisce questo, non ne verremo mai a capo. 

(Janus)

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