La politica è falsa, opportunista e superficiale. I giornalisti pure. Il popolo fa il tifo. Il nostro tempo è il tempo dell’emozione. All’Italia serve qualcuno a cui potersi affidare, una guida che la faccia uscire dalla depressione, gli faccia ritrovare un afflato lirico, spirituale. Quello che vedo in giro è l’infelicità, il torpore, l’irritazione, l’indisponibilità. La gente è senza luce negli occhi. E il vero nero che minaccia l’Italia non è il fascismo, ma lo stato d’animo cupo. Sopravvive sulla rabbia contro chi c’era prima. Gli intellettuali non prendono iniziativa, quando intervengono, spesso è narcisismo sotto mentite spoglie. E non bisogna demonizzare, urlare a figure come Mussolini. Si regala una dimensione superiore a quella che hanno: non bisogna dimenticare la bruttezza che ha prodotto la classe dirigente: bruttezza etica, estetica, psicologica, spirituale. Ora non hanno più energia, basta guardarli: sono spenti, come la fiamma della candela. Brucia. Poi, all’improvviso, si spegne.
Probabilmente non ricorderemo tanto, nella storia, gli uomini piatti degli ultimi decenni. Ma ci sono uomini la cui realtà è talmente diversa da quella percepita dalla “massa” da esser definiti folli. E molti di questi “folli”, di questi uomini che vivono la loro realtà, sono uomini che noi oggi studiamo sui libri di storia, di arte, di letteratura, di medicina, come “geni”. Perché esiste un limite, un confine sottile e a volte invisibile tra genialità e follia, e i geni sono coloro che vivono proprio su quel confine, facendo della loro pazzia la loro forza.
il genio è qualcosa che va oltre la realtà, e solo un folle, che vive una realtà distante, diversa da quella comune, è in grado di percepire quel particolare necessario a risolvere problemi impossibili, a creare opere incredibili, sfruttando una sensibilità superiore, un percezione del mondo diversa. Aristotele disse che “Non esiste grande genio senza una dose di follia.”. Perché la follia, forse, può essere anche un dono.
A cinquecento anni da Leonardo occorre un altro genio.
I salutisti dell’Unione europea tornano alla carica con un’altra battaglia: quella contro il vino. A fare da apripista è stata l’Irlanda, che potrà dunque applicare sugli alcolici un’etichetta con scritto “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. O più direttamente "il vino provoca il cancro". Secondo i dati di Alcohol Action Ireland, il consumo di alcol puro pro capite tra chi ha più di 15 anni è stato di 10,07 litri nel 2020, che corrisponde a poco meno di 40 bottiglie di vodka, 113 bottiglie di vino o 436 pinte di birra e supera del 40% il livello di consumo indicato dalle linee guida dell’agenzia governativa Health Service Executive (HSE). Quindi l'Irlanda, attraverso il silenzio assenso della Commissione Europea, con questo provvedimento, crede sul serio di combattere l'abuso di alcol? Perché i dati sopra elencati chiariscono e permettono di affermare che siamo in presenza di un eccesso di uti
Commenti
Posta un commento