Cos’è una città ideale, com’è fatta, quali sono i suoi spazi, chi la attraversa, chi la abita, è fondamentale il punto di vista dello “straniero”, capace di portare nuovi interrogativi e di generare cambiamento.
Questo è il punto su cui bisognerebbe soffermarsi. Per poter cambiare è necessario partire dalla riflessione di Saverio De Bonis, che sottolinea come, ora più che mai, senza la Basilicata non può esserci il petrolio, esattamente come senza le imprese non c'è lavoro. Questo paradigma necessita di un ampliamento per essere completato e per dare un senso alla questione meridionale. Che dovrebbe essere intesa invece dei meridionali.
Saverio De Bonis si sofferma su questi due punti sopra citati, intendedoli come vere e proprie lacune, che un politico di primo ordine, impegnato in una nota campagna elettorale interna al suo partito, avrebbe sorvolato in modo superficiale. Ci sarebbe da chiedersi se la stessa superficialità sia stata evidenziata pure dal De Bonis, che non ha colto chiaramente la fine del paradigma creato da lui stesso.
Se è vero che senza la Basilicata non vi è petrolio, e come è vero che senza le imprese non vi è lavoro, è giusto affermare, di conseguenza, che senza giovani non vi è futuro.
L'ex senatore forzista, è accorto nell'evidenziare come dal suo paese d'origine siano andati via circa 7500 concittadini, attratti dalle tante opportunità di lavoro emiliane, regione che gestisce il politico di cui sopra. Tanto è vero che si è venuto a creare un gemellaggio tra Irsina e Sassuolo, proprio a suggello della folta comunità irsinese presente nella cittadina della provincia modenese.
Ma come vedono i cittadini di Sassuolo la comunità presente? Se da un lato qualcuno può mal sopportare una ingerenza lucana sul proprio territorio, qualcun'altro potrebbe meravigliarsi positivamente di quanto sia folta. Ma sulla base di quale rapporto è basato questo gemellaggio tra le due cittadine?
È evidente un rapporto sbilanciato in favore di una sudditanza di Irsina, nei confronti di Sassuolo.
Bene fa De Bonis a ribadire che sarebbe giusto quantomeno ringraziare tutti quei suoi concittadini operosi che hanno contribuito alla ricchezza della regione Emilia-Romagna.
Certamente non fa bene limitandosi ad elencare le problematiche endogene del territorio, come nel caso di Stellantis, o del sistema sanitario, attribuendo le colpe al passato. Bisogna ripensare alle politiche attuali, adatte se non a sovvertire il rapporto attuale con la città modenese, quanto meno ad invertire la tendenza di flusso migratorio della città di Irsina. Non serve realizzare infrastrutture se poi il territorio si svuota. Serve dapprima realizzare una cultura d'impresa che miri a sviluppare le attrattive verso la bella cittadina che confina con la Puglia, e che geograficamente è vicina a Matera e potrebbe sfruttarne i collegamenti.
Tra le tante opportunità turistiche da vedere, Irsina ha pure una statua raffigurante Sant'Eufemia, realizzata in pieno Rinascimento da Andrea Mantegna.
Quel Rinascimento che servirebbe a tutto il Sud non ad attrarre i gruppi industriali o addirittura le multinazionali sul proprio territorio. Ma a riqualificare le risorse territoriali, che servirebbero a creare ricchezza, piuttosto che a dare ricchezza altrove.
https://bariseranews.it/2023/01/26/il-paradigma-lucano-tra-petrolio-lavoro-e-gemellaggi-in-favore-altrui/
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