Può uno spazzino ricordare ad un marchese che è inutile rimarcare il suo titolo per disprezzarlo, tanto poi ci pensa la morte a livellare le due figure diseguali in vita?
Era il sunto della poesia "A livella" di Totò, che riprende Davide Giacalone nel suo editoriale per ricordare che solo in punto di morte si eliminano le diseguaglianze. In vita esiste il merito. Che è frutto delle capacità espresse da ogni individuo e che in modo naturale permette la selezione del posto in società.
Qualcuno obietterà che nel nostro paese si va avanti anche per nepotismo. Parola sulla cresta dell'onda in questi giorni. Ma è giusto ricordare a questo qualcuno che la piccola e media impresa italiana, spina dorsale della nostra economia, si basa nella stragrande maggioranza dei casi, su aziende familiari dove si passa la mano di padre in figlio. E qui la vita aziendale si basa tutta sulle capacità di chi ha ereditato la responsabilità di portare avanti l'impresa. Forse chi oggi parla di nepotismo, dimentica di porre l'accento più sulle posizioni pubbliche che private, in ambito di carriera lavorativa e quindi di capacità e quindi di merito.
Riprendendo Giacalone, solo una sinistra deficiente può pensare che si debbano difendere gli ultimi dalla meritocrazia. Ed andrebbe aggiunta anche l'inettitudine dei sindacalisti che ritenendo il nostro paese pieno di diseguaglianze, non prendono di buon occhio l'accostamento della parola merito alla parole istruzione nella composizione nominale del nuovo ministero. Le domande da porsi sarebbero più di una. Proprio la scuola, luogo di istruzione, presenta da molti anni una situazione precaria proprio con il corpo docente. Qui gli ultimi per quanto altro tempo dovranno essere sempre ultimi? Sempre a Scuola, luogo del merito, perché se un alunno studia di più, non dovrebbe essere premiato, distinguendosi dalla massa che studia nel complesso di meno? Tutti sono intelligenti, ma non tutti si applicano per esserlo.
In ultimo, i vertici dei sindacati sono sempre espressione di merito? Non si crea anche tra loro diseguaglianza? È giusto presupporre di si. Poiché la diseguaglianza è una condizione naturale degli individui in vita.
In morte si diventa tutti uguali. O no?
Temo che nemmeno con la morte si diventi uguali. A creare diseguaglianza è la memoria. È più facile ricordarsi di Masaniello? O del suo "AMICO" Genoino?
Masaniello è l'eroe rivoluzionario napoletano. Genoino è il suo amico, che preoccupatosi della sovraesposizione del rivoluzionario e degli effetti imprevisti delle sue tesi, decise di favorire l'uccisione di Masaniello stesso. Dietro lauto compenso.
Allora nemmeno la morte è una livella.
(Platocrate)
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