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PRESIDENZIALISMO? NON È IL MOMENTO.



È tanto doloroso dire, per una destra i cui valori hanno attraversato il Fascismo, che è stata la negazione della libertà e le leggi razziali sono state un orrore? Non è difficile comprendere che le tante opere pubbliche lasciate da Mussolini e dal Fascismo sono il frutto di un sistema totalitario che, a differenza di una democrazia, vive di processi veloci? Nel contempo va detto che è stato un periodo che fa parte della storia, è la vita vissuta dei nostri nonni o bisnonni e va consegnato alla storia attraverso una fase di Pacificazione nazionale. La prima a rigettatarla è la Sinistra che vi specula anche attraverso la classe intellettuale di riferimento che, attraverso pubblicazioni su Mussolini e il Fascismo, ne alimenta il fascino e l'estetica più che la memoria che si traduce nel "non dimenticare".

In una autarchia non esistono minoranze, pesi e contrappesi mentre in una democrazia tutto è rallentato da commissioni, pareri e passaggi istituzionali spesso farraginosi. Processi troppo lenti al confronto di regimi dove a decidere è uno solo. La democrazia sta vivendo una crisi senza precedenti e cresce il fascino dell'uomo solo al comando a cui affidare le sorti del Paese. 

In una dittatura, il CAPO lo si dimissiona solo con una resistenza armata che si traduce in un colpo di stato o attraverso una guerra civile mentre in una democrazia un presidente del Consiglio lo può sfiduciare il Parlamento o lo può sostituire il popolo sovrano attraverso libere elezioni. La crisi dei partiti nell' Occidente, in particolare in Italia, si manifesta attraverso i partiti ad personam dove non esistono minoranze all'interno e dove vi è un Capo che comanda e non un leader che persuade. Una legge elettorale dove il Parlamento non è scelto dal popolo ma dai capi partito secondo un solo criterio, quello della fedeltà. 

Su questi presupposti bisogna fare molta attenzione sui cambiamenti della nostra Carta costituzionale nella direzione di dare più poteri nelle mani di una sola persona.

Al presidenzialismo vanno affiancati il rafforzamento dei corpi intermedi e la presenza di partiti pesanti, plurali e radicati proprio come contrappeso. Oggi non ci sono questi presupposti. Mi auguro che i pochi intellettuali di destra rimasti colgano e sviluppino questa riflessione e si apra un dibattito costruttivo. Il Presidenzialismo è stato sempre l'obiettivo della destra italiana ma la nostra democrazia, nonostante tutti gli incidenti di percorso, era più solida ieri che oggi. (JANUS)

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