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ELEZIONI, PREVISIONI, PROPAGANDA E PACE


Questa campagna elettorale, condizionata anche dai sondaggi, fin dall’inizio ha indicato il vincitore del 25 settembre: il centro-destra. Troppo grande il vantaggio del trio Berlusconi-Meloni-Salvini (con Lupi del tutto marginale) per poter seriamente parlare di competizione elettorale. Ed infatti questa campagna elettorale, almeno fino ad oggi, non è stata per nulla seria, veicolando una gran quantità di mezze verità, presentandoci una realtà diversa da quella che effettivamente è, proponendo (imponendo) una determinata visione dei fatti, peraltro condivisa da quasi tutti i partiti tradizionali. Alcuni esempi.

Mario Draghi è stato esaltato sia come uomo che per le sue azioni di governo. Raramente nella mia vita ho assistito ad una tale convergenza di consenso su una sola persona. Eppure sul suo operato ci sarebbe tanto da dire, ed anche sulle sue parole pronunciate al Meeting di Comunione e liberazione, dove in buona sostanza ha affermato che è inutile votare, tanto chiunque vincerà dovrà continuare a seguire la sua famosa agenda; anche qui ci sarebbe molto da dire sul rapporto tra finanza, industria e Draghi.

Un’analoga compattezza s’è verificata in occasione della guerra in Ucraina. 

La nostra entrata in guerra, in fondo s’è basata su un equivoco. Bisognava decidere da che parte stare: come in ogni guerra del resto. Ancora oggi si parla di una guerra giusta e inevitabile per la difesa dei valori occidentali, per la difesa della stessa Europa. Ma essere europeisti non vuol dire essere contro qualcuno. L’Europa è nata dopo le tragedie della due guerre mondiali per un desiderio di pace e prosperità dei popoli europei. La Francia e la Germania si fecero concessioni reciproche per evitare che le cause alla base delle due guerre mondiali tornassero a farsi sentire. S’è fatto tanto: da novità epocali come la moneta unica ad azioni meno eclatanti, ma ugualmente importanti, come i progetti Erasmus, decisivi per il mantenimento della pace in Europa: se non si conosce l’altro, prima o poi si finisce per averne paura. Tanto c’è ancora da fare.

In occasione della nostra entrata in guerra, il governo italiano non ha avuto il coraggio di prendere le distanze dagli Usa per la sua politica guerrafondaia, pur restando convintamente europeista. 

Aderire, alle sanzioni alla Russia è stato un errore. Innanzitutto perché hanno impedito all’Italia di assumere un ruolo di mediazione fra le parti, che sarebbe stato agevolato dai buoni rapporti intrattenuti con Putin fino al giorno dell’invasione, dalla tradizionale vocazione pacifista italiana, e dalla presenza del papa a Roma, città che avrebbe potuto ospitare il negoziato. Inoltre, il governo italiano ha sottovalutato gli effetti negativi delle sanzioni alla Russia.

A questo proposito, in queste settimane in cui si prende atto del problema energetico, dell’aumento del costo della vita e dei conseguenti disagi che dovremo affrontare nei prossimi mesi (o anni?) trovo irritante come in tutta l’informazione italiana si parla di tutto meno che della causa di questi problemi; anche in questo caso arrivando a dire mezze verità. Chi gestisce queste campagne d’informazione conosce la principale regola del marketing: quello che conta non è la verità ma l’insistenza con cui una menzogna viene ripetuta.

Tornando al voto del 25 settembre credo che come prima cosa dovremmo provare a non ascoltare la televisione, radio e giornali per due giorni. Il tempo che avremmo occupato in quel modo, dedichiamolo, invece, a pensare solo con la nostra testa. Proviamo ad osservare mentalmente i fatti nella loro oggettività, senza farci condizionare dall’esterno. Mettiamo in fila i dati di fatto degli ultimi mesi; procuriamoci, magari attraverso qualche sito indipendente, informazioni e dati. Confrontiamoci poi su queste cose con amici e parenti, possibilmente d’orientamento politico diverso.

Io l’ho fatto e sono giunto a quattro conclusioni: 1) non ci fidiamo più dei partiti politici;  2) molte persone desiderano rimboccarsi le maniche per migliorare la nostra società; 3) non esistono partiti composti da buoni ed altri da cattivi, essendo le due “categorie” presenti in tutte le formazioni; 4) tanti hanno già deciso che non voteranno; molti sono indecisi se votare o meno; alcuni ancora non hanno deciso chi votare.

Tratto a parte l’ultima conclusione nata dall’analisi della lista dei simboli dei partiti che ho trovato sul sito del Ministero degli Interni. Oltre a partiti tradizionali e ai 5 Stelle, partecipano a queste elezioni diversi nuovi partiti che, mi sembra, potrebbero essere definiti “antisistema”, sorti in questo tempo di pandemia e di guerra: Alternativa per l’Italia, Forza del popolo, Free, Gilet arancioni, Italexit, Italia meridionale, Italia sovrana e popolare, l’Italia dei diritti, No green pass, Unione popolare e Vita. Sono davvero tante realtà, non saprei dire quanto numerose e organizzate. Così come non saprei dire che risultati potranno ottenere il 25 settembre.

La mia previsione è che il centro-destra otterrà circa il 45% dei consensi. Dopo le consultazioni, Mattarella darà l’incarico di formare il nuovo governo a Mario Draghi o ad altra persona di sesso maschile concordata fra Berlusconi, Meloni e Salvini, persona che otterrà una discreta maggioranza in Parlamento.

Infine mi aspetto, esattamente come in quest’ultima legislatura, anni difficili in cui mi piacerebbe che un manipolo di sognatori politici, di cui faccio parte, diventasse un piccolo movimento d’opinione anche in grado di dare un suggerimento di voto alle successive elezioni politiche.  

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