Il 2 giugno 1946, nacque una repubblica di uno Stato, che non aveva convinzione. Quella convinzione è giunta sino ad oggi, manifestandosi nel malaffare, nella giustizia politicizzata. Oggi si fa presto a dire Repubblica. E si fa presto anche a dire democrazia e poi libertà, popolo e Costituzione., Tutti questi termini appaiono scontati alle nuove generazioni. Abitudini quotidiane il cui vero significato è, di fatto, sconosciuto. A essi ci si è fatta l’abitudine. Così come si fa l’abitudine al lavoro della Magistratura di una Repubblica di uno Stato debole come il nostro.
Duecentosettantaquattro anni, è la somma di tutte le pene commisurate ai responsabili del disastro ambientale creato a Taranto, con l’Ilva. Imprenditori, dirigenti ed amministratori locali, tutti coinvolti. Così, ci si divide, come sempre, sulla colpevolezza o la presunta innocenza dei condannati. Ma se analizziamo le misure singole, la più alta condanna è di ventidue anni. Tre in meno della pena contrattata da Giovanni Brusca, con lo Stato, a patto di collaborare con quest’ultimo. Ammesso che ci sia un fondo di verità, nelle intenzioni di collaborazione.
Diciamo che oggi la riflessione più giusta, non è tanto su garantismo e giustizialismo in materia ambientale, tanto siamo ancora al primo grado, semmai, dato il risvolto definitivo, c'è da chiedersi chi, tra Giovanni Brusca e lo Stato, è più mafioso
La verità è che la solidarietà alla gente comune, non frega a nessuno...
Essere solidali con Vendola onora la pagina social ed in più è politicamente corretto. Poi gli stessi amministratori, in quanto rappresentanti dello Stato, non hanno il coraggio di scrivere contro Brusca. Ma di fatto la sua scarcerazione è una contrattazione collettiva, a vantaggio di una sua collaborazione
Potrebbe ora arrivare l’arresto di Messina Denaro? Sembra improbabile. Dovessero invece arrivare altri arresti, rispetto a Brusca, sarebbero pesci piccoli, lo Stato apparirà sempre sconfitto
I salutisti dell’Unione europea tornano alla carica con un’altra battaglia: quella contro il vino. A fare da apripista è stata l’Irlanda, che potrà dunque applicare sugli alcolici un’etichetta con scritto “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. O più direttamente "il vino provoca il cancro". Secondo i dati di Alcohol Action Ireland, il consumo di alcol puro pro capite tra chi ha più di 15 anni è stato di 10,07 litri nel 2020, che corrisponde a poco meno di 40 bottiglie di vodka, 113 bottiglie di vino o 436 pinte di birra e supera del 40% il livello di consumo indicato dalle linee guida dell’agenzia governativa Health Service Executive (HSE). Quindi l'Irlanda, attraverso il silenzio assenso della Commissione Europea, con questo provvedimento, crede sul serio di combattere l'abuso di alcol? Perché i dati sopra elencati chiariscono e permettono di affermare che siamo in presenza di un eccesso di uti
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