Nella sua concezione filosofica il pensatore nolano traccia le linee di un superamento della ideologia tradizionale occidentale, espandendo il centro spirituale sino agli estremi della infinita molteplicità del tutto.
Nei Dialoghi Italiani Giordano Bruno rovescia e ribalta la tradizione medievale neoplatonico-aristotelica, introducendo il concetto dell’infinito creativo e dialettico. In questa maniera egli propone una concezione etico-politica e religiosa rivoluzionaria, che scardina l’architrave della tradizione ideologica occidentale: la concezione dell’Uno, necessario e d’ordine, assolutamente chiuso e riduttivo. Perché di rivoluzione si tratta. La modernità si aprirà dopo Bruno cercando infatti di negare la possibilità indicata dal pensatore nolano, attuando una doppia linea di sviluppo: una nuova tradizione metafisica dell’oggettività ed una nuova tradizione metafisica della soggettività.
Cercheranno infatti di sovrapporsi allo spazio immaginativo e razionale offerto dal presupposto speculativo bruniano, per nasconderlo attraverso una duplice forma di riduzione, dell’oggetto naturale e di quello umano. Costituendo in tal modo dei veri e propri tabù filosofici (e politici), per una classe intellettuale che – tranne rari esempi (Spinoza) – ha accettato senza eccessiva reazione gli effetti della ricomposizione sociale allora in atto: la fusione fra l’istituzione assolutista dello Stato e le istanze materiali della nuova classe emergente, la borghesia cittadina commerciale e finanziaria. Passato attraverso le forche caudine di questa nuova alleanza proprio in ambiente inglese, Giordano Bruno avverte i pericoli di questa nuova ed incombente egemonia. La combatte strenuamente nelle sue opere in volgare, pubblicate a Londra tra il 1584 ed il 1585, così dannatamente 'scandalose' per gli ambienti inglesi del tempo, sino ad impegnare tutto se stesso in un combattimento impari, che gli chiederà conto alla fine della propria stessa sopravvivenza fisica, immortalandone però il pensiero e la riflessione, insieme alla propria indomita coscienza e libertà.
Così il lascito ed il patrimonio bruniano ha atteso lungamente durante i secoli sino ad oggi una trasformazione intellettuale che tardava a compiersi. Nel periodo della moderna globalizzazione poche sono state le correnti filosofiche ed i singoli pensatori, che ne riecheggiarono in parte le movenze di pensiero e le proposte d’azione, tutte combattute omesse ai margini dalle posizioni intellettuali dominanti: il movimento libertino, in parte il giusnaturalismo iniziale di Gentile, Althusius e Grozio; poi i movimenti più rivoluzionari dell’Inghilterra del ‘600, come per esempio il New Model Army ; naturalmente la figura isolata di Spinoza; poi il deismo inglese, soprattutto nella figura di Toland; alcune importanti figure del periodo romantico, come Goethe, Coleridge, Schelling; quindi Schopenhauer, e nella tradizione dell’hegelismo di sinistra Feuerbach, per giungere sino a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Così di fronte alla crisi del positivismo scientifico della prima metà del XX secolo, il presupposto bruniano ha potuto essere riportato in auge solamente dalle avanguardie culturali e politiche, prima della definitiva crisi indotta dalla modernità stessa tramite i due conflitti mondiali. La modernità post-bellica si è così ritrovata a riproiettare davanti a sé, i due filoni della metafisica dell’oggettività e della soggettività, attraverso la concezione dello Stato etico, nella sua versione socialista ed in quella liberale. Eguaglianza senza libertà e libertà con un’eguaglianza solamente formale combatterono allora per l’impossessamento totale del mondo unico di lontana tradizione platonico-aristotelica. Inevitabile fu la vittoria del secondo contendente, perché l’apparenza superiore della libertà poteva ancora simulare l’affermazione del diritto alla vita ed all’autonomia intellettuale e razionale. Ciò portò però in campo la 'virtù' economica nascosta ed originaria della modernità: dare alla apparenza della libertà personale l’antico valore feudale e di classe della separazione e della differenza elitaria, neoliberale. In questo contesto la riproposizione delle argomentazioni bruniane fanno ancora tremare di sdegno e di scandalo gli esegeti e cultori occidentali del Nuovo Ordine mondiale, fedeli e consapevoli trasmettitori di quella tradizione. Il diritto iper-borghese internazionale restringe ora, infatti, in maniera sempre più asfissiante ogni spazio e tempo per la vita, l’intelletto e la ragione (comuni ed individuali). Ciò si riflette nell’assetto della civiltà materiale, ora costruito dal sistema economico-istituzionale e retorico globale con l’intento di occupare tutti gli spazi dell’immaginazione collettiva: qui l’astratto di una sembianza spettacolare ridiventa il motore di una costante spoliazione di senso e dell’alienazione collettiva ed individuale dall’orizzonte immaginativo e razionale naturale. Può allora restare quale àncora di salvezza solamente il sogno utopico ma terribilmente reale, della riproposizione della concezione bruniana. Quella riaffermazione che i movimenti culturali nati alla metà degli anni ‘60 del secolo XX hanno già iniziato a diffondere e che i successivi sviluppi delle filosofie o delle scienze umane e naturali hanno contribuito a far progredire. Definizione dell’inconscio come insiemi infiniti (Matte Blanco), teoria delle stringhe (supersimmetria) e ora l’elettrodinamica quantistica coerente, filosofie e logiche della paraconsistenza, matematiche della non-linearità e della complessità, teologie della liberazione e della partecipazione collettiva, movimenti 'altermondialisti': tutte queste correnti intellettuali e pratiche possono ritrovare spazio e tempo d’agibilità e di fecondissimo sviluppo all’interno del presupposto speculativo bruniano.
Natura ed Anima, nella loro interpretazione bruniana, disegnano infatti un presupposto teologico, naturale e politico che sovverte quello della tradizione neoplatonico-aristotelica. Con un ritorno ai presocratici ed una rivoluzione nel concetto di Spirito e di Materia, amoroso, creativo e doppiamente dialettico, teso com’è fra le stelle terminali della libertà e dell’eguaglianza.
Giordano Bruno costituisce tutt’ora una splendida occasione per una modernità diversa da quella per ora realizzata. Un’occasione di modernità che però può riapparire, nella propria virtù e tensione risolutrice, a patto di riscoprirne il messaggio nascosto: la compartecipazione e la codeterminazione operata dal connubio inscindibile ed indissolubile fra libertà ed eguaglianza.
PRIMA PARTE pubblicata qui il 03/11/2019 I mali della cultura. L’interesse e le lobby? Come ho scritto più o meno all’inizio di questo scritto, il maggior nemico della cultura è l’interesse. Come penso, di aver dimostrato fin qui, la controcultura, sottoforma di protesta, si è manifestata nel novecento, contro le più svariate forme di potere. Ma il potere è caratterizzato da una serie innumerevole di poteri, da cui dipendono le influenze in società delle lobby. Potere e Lobby Gay Il potere per salvaguardare lo status quo e conservarsi ha l’obbligo di mistificare la realtà, creare disordine, sradicare l’uomo dalla società, manipolare l’informazione, ma soprattutto limitare il pensiero dell’opinione pubblica attraverso un linguaggio fondato sul dualismo politico, morale ed estetico. Amico/nemico, destra/sinistra, bene/male, bello/brutto, buono/cattivo. Come se tutto potesse essere etichettato e messo in un catalogo, il quale in fin dei conti altro non è che il “pensiero unico”, la “
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