“Non ci poteva star meglio un italiano”...”Addirittura far
cantare un migrante”…”Ecco il politically correct dei comunisti”…Sono alcuni
dei commenti che hanno colpito Sergio Silvestre, reo di aver cantato l’inno e
di averlo pure sbagliato. Molti accusatori non sanno nemmeno la storia del nostro inno. Non sanno nemmeno che Goffredo Mameli è morto in guerra a 21 anni, nel tentativo di difendere Roma dai francesi. Il politicamente corretto è mettere, in questo
momento particolare, un cantante Afro-americano a cantare il nostro inno. Il
cantante giusto nel posto giusto, al momento giusto . Che tempismo. Sergio Silvestre
ha una voce splendida ed errare è umano. L'errore più grossolano, non commesso
da lui, ma da chi glielo ha detto di fare, è il pugno sinistro alzato, che
richiama il gesto di Jessie Owens (negro) alle Olimpiadi di Berlino del 1936
alla sua premiazione davanti ad Hitler. Il voler rimarcare in Italia una
questione di cui non ci interessa, è stucchevole. Certo ci si può indignare per
quello che accade in Usa, ma noi abbiamo altri problemi prioritari rispetto a
questo. Del resto noi siamo un paese che accoglie, spesso anche senza il nostro
volere, tanto mica votiamo gli esecutivi. L'accusa al comunismo dei beceri di
destra non c'entra. È condannabile invece la ricerca spasmodica, a sinistra,
del pensiero comune, del politicamente corretto. A lungo andare, Stanca, che
palle!
L’Unione Europea, a partire dalla crisi economica globale del 2008 ha sempre fatto il possibile per farsi detestare, in Italia e in moltissime altre nazioni del continente. Occorre dire che la gestione di diverse rispettive classi dirigenti nazionali, fra incolmabili debiti pubblici e una crescita economica pari a zero, ha permesso all’Ue di manifestarsi più come una matrigna che mal sopporta i propri figliastri che come una mamma, magari severa quando serve, ma giusta nei confronti di tutti i suoi figli. Non a caso, sono poi cresciuti partiti e movimenti euroscettici in più Paesi europei, la Brexit è divenuta realtà e tutt’oggi alcuni governi nazionali, come quello ungherese e quello polacco, sono spesso in contrasto con le Istituzioni comunitarie. Del resto, Bruxelles, si direbbe, andrebbe ringraziata, con tanto di servile inchino, per i soldi del Pnrr. Intanto, è bene ricordare come il denaro del Recovery Fund non rappresenta affatto un regalo compassionevole, essendo composto, in
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