
E’ di pochi giorni fa la notizia che le stazioni e gli aeroporti pugliesi, si
doteranno di “stanze degli affetti”, in cui i congiunti potranno salutarsi prima
della separazione causata dalla partenza di uno di essi. Tutto ciò per
consentire gli abbracci tra cari. Perché in pubblico un abbraccio è bandito
dalla dittatura sanitaria, che ci governa, assieme a qual coacervo di beceri
intelletti che si sono chiusi in una sontuosa villa, in nome di quegli Stati
Generali, che tanto fanno pensare a quegli anacronistici regimi sudamericani,
che ispirano la formazione di governo che indegnamente ci rappresenta. Il
braccio armato di questo governo, oggi ha operato sul campo, negli ospedali,
domani sarà sistemato pian pano nelle poltrone di stato in quella sinistra che
ha deciso di abbracciare una causa che non ci riguarda, pur di riuscire a
trovare qualche argomento di interesse di massa, coinvolgendo le menti più
labili della società. Quelli che “hanno un sogno”, ma sono bianchi, quelli che
ieri erano verdi, per salvare il mondo da un clima impazzito per cause umane,
per la tanta plastica e i tanti sprechi, quelli che ieri abbracciavano i
migranti, spritzzavano coi cinesi ed oggi si sentono più neri dei neri. Da
questo si capisce quanta gente sia facilmente esaltabile, e si costruisce sulla
esaltazione. Sono create apposta le organizzazioni, non solo a sfondo religioso,
per fomentare le menti labili, come quelli che esaltano l'abbattimento o
l'imbrattamento delle statue, a discapito della propria cultura, in nome di un
argomento vecchio almeno quattro secoli, i negri, ma che di fatto porta
all'autodistruzione della propria civiltà. Il controsenso dell’affetto rinchiuso
e della cultura abbattuta. Nella storia non si è mai visto, distruggere la
propria cultura, la propria storia. Semmai il contrario, quando si dominava un
popolo si distruggeva la spina dorsale per dominarlo nelle menti. Abbiamo la
fortuna, o la sfortuna di vivere un’epoca in cui anziché accrescere la nostra
autostima anche grazie alla forza della tradizione, della storia e della
cultura, consapevoli così di autodeterminarci, scegliamo l’autodistruzione
dalla sfera pubblica a quella privata. Dalle statue, ai luoghi chiusi e nascosti
per non farci vedere abbracciati.
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