Come 42 anni fa, lo Stato ha sbagliato ancora. Quest’ultima
parola sottolinea come lo sbaglio sia una costante in questo spazio temporale
intercorso dall’assassinio di Aldo Moro alla Liberazione di Silvia Romano.
Dal 9 maggio al 10 maggio passa un giorno lungo più di
quattro decenni, in cui è racchiusa la fragilità di un paese ridotto alla canna
del gas, in confusione oggi come allora, in cui si sono alternati almeno due ventenni contrassegnati da diverse
forme di socialismo. Di fatto quella svolta che avrebbe voluto dare il
presidente Moro all’Italia, lui in qualche modo l’ha data, non l’ha vista in
tutte le sue sfaccettature. Probabilmente non avrebbe mai voluto andasse così.
Allora dovevano vincere le istituzioni ed hanno vinto le
brigate rosse. Lo dimostra il fatto che oggi, i carcerieri del presidente sono
tutti liberi. Lo Stato avrebbe dovuto condurre una trattativa, doveva fare
politica, perché di quello si trattava. Allora è prevalsa la Ragion di Stato,
con la buona morte di un politico che rappresentava lo Stato.
Oggi avrebbero dovuto vincere le istituzioni, mentre ha
vinto il terrorismo. Forse ha vinto anche per merito della vittima. Che
catturando l’attenzione mediatica italiana, ha offuscato l’idea che lo Stato ha
trattato ed in questo caso pagato, il terrorismo di matrice islamica. Quei terroristi,
con quei soldi possono finanziarsi una miriade di stragi nelle chiese cristiane
africane. Per cui il nostro Stato diventa complice del terrorismo.
In questi 42 anni,
non è la prima volta che le nostre istituzioni “sovvenzionano” i terroristi.
Per citarne alcuni, è opportuno ricordare la Sgrena, le due Simone, Greta e
Vanessa, sarebbe lungo l’elenco. Tutte più o meno liberate con le stesse
modalità. In alcuni casi è scappato anche il morto. Ma si è salvata la vittima.
Che non rappresenta lo Stato, ma lo ha condizionato.
Da allora si è persa la Ragion di Stato, l’unica volta che
ha prevalso, non è servita a nulla. Specie se oggi questi sono i frutti
maturati.
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