L’invecchiamento della popolazione e lo scarso tasso di natalità coabitano con la sempre più poderosa immissione forzata di masse di immigrati terzomondiali nei territori dell’Europa.
E’ facile prevedere che, se non invertita immediatamente, questa tendenza, prolungandosi nel tempo, porterà alla completa sostituzione degli elementi etnici e dei popoli originari dell’Europa.
Il sociologo francese Renaud Camus ha chiamato questo processo “La Grande Sostituzione”, definizione che calza a pennello al fenomeno che abbiamo descritto.
La Grande Sostituzione è resa possibile solo nel caso sussista uno sradicamento, da parte dei popoli che la subiscono, verso le proprie identità. Per questo tali processi si applicano solo a quei paesi europei che più hanno subito il dilagante processo dell’americanizzazione selvaggia.
La cultura europea nel suo complesso è stata marchiata con un gigantesco “complesso di colpa”, secondo il quale tutti i mali del mondo, dallo schiavismo alle guerre nel terzo mondo, dalle tragedie umanitarie attuali agli eccidi etnici in Africa e Medio Oriente, sarebbero imputabili alla civiltà europea, o comunque occidentale, per il semplice fatto di essere intrinsecamente razzista e suprematista.
Questa “politica della colpa”, secondo una definizione del politologo americano Paul Gottfried, focalizza la storia dell’Europa come esclusivamente buia e opprimente, un fardello del quale liberarsi prontamente sciogliendolo nell’acido multicolore del globalismo e dello scambio delle merci senza limiti.
Si tratta di una storia che parte da lontano.
Per capirne l’essenza è necessario richiamarne le origini, facendo un passo indietro al 1926 e alla teoria complottistica del “piano Kalergi”, che prevedeva una strategia di annientamento etnico identitario delle popolazioni europee tramite il massiccio favoreggiamento dell’immigrazione di corpose masse da Africa e Asia da parte di elites politiche, intellettuali, scientifiche ed economiche giudaico-massoniche. «Il piano Kalergi viene poi citato dalla propaganda del Terzo Reich, che lo personalizzò però in chiave antigermanica, richiamandosi a un protocollo d’intesa – mai applicato – degli Alleati del Piano Morgenthau di occupazione della Germania dopo la seconda guerra mondiale (da Henry Morgenthau, all’epoca segretario al Tesoro degli Usa che lo propose). In questa rilettura, l’attacco alla Germania era frutto dell’ostilità della finanza e della stampa giudaico-massonico statunitense che puntava a distruggere l’economia tedesca, anche mettendo in atto un indebolimento culturale ed etnico». Un ulteriore passaggio si ha con la “Nouvelle Droite” dell’intellettuale francese Alain de Benoist, che fra gli anni ’70 e gli anni ’80 ha modernizzato la grammatica politico-ideologica della destra radicale, introducendo il concetto di “mondialismo”, che teorizzava un piano di “americanizzazione” del mondo fatto a spese delle identità nazionali, per “omogeneizzare” la popolazione mondiale. Questo progetto sarebbe stato ideato e perseguito tenacemente da quei popoli che, per eccellenza, sarebbero “senza una storia connessa a una terra”: ovvero gli americani, popolo di immigrati, e gli ebrei, popolo errante per antonomasia.
È su queste teorie che nasce e si sviluppa il concetto di “grande sostituzione” di Renaud Camus. «Egli parte dalla convinzione che la prossima generazione di francesi sarà differente da quella originale a causa dell’immigrazione e di chi la spinge, ovvero un complotto (massonico) comunista-mondialista, per riattualizzare il piano Kalergi. Da un lato, infatti, ci sarebbe l’ultra-capitalismo finanziario, che vuole così controllare l’economia tramite la leva della forza lavoro, favorendo l’arrivo in Europa di migranti. Dall’altro, la sinistra comunista, che vorrebbe fare degli immigrati la nuova classe rivoluzionaria; dal momento che gli operai francesi oggi ormai votano in molti per la destra del Front National di Marine Le Pen, diventa necessario creare una nuova classe operaia. A queste due forze, si aggiunge anche il cattolicesimo solidarista, che propugna la cultura dell’uguaglianza e dell’accoglienza».
Una “strana” alleanza, insomma, di forze che, partendo da ideali e ideologie opposte (capitalismo, comunismo) avrebbero costituito una fantomatica elite che pianifica la “grande sostituzione” e che la gestisce attraverso i giornali, le grandi aziende e le attività della sinistra. Complice di questa “satanica alleanza” sarebbe addirittura la Chiesa, con il suo invito alla accoglienza dei migranti in Europa. Un po’ come dicono quelli di HolyWar, il sito neonazista apertamente antisemita, che pubblicò nel passato liste degli ebrei italiani “influenti” e diverso materiale antiebraico, e che teorizza che il Papa stesso sia un infiltrato della massoneria ebraica.
La “teoria del complotto sul piano Kalergi”, elaborata dal negazionista austriaco Gerd Honsik (condannato in due occasioni, nel 1992 e nel 2009, per avere pubblicamente negato la Shoah) è l’insieme dell’esposizione di fatti e circostanze tese a convalidare l’esistenza di un presunto progetto (chiamato piano Kalergi) d’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica in Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni. Prende il nome dal filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), fondatore dell’Unione Paneuropea e primo uomo politico a proporre un progetto di Europa unita. A lui viene attribuita la paternità di tale piano, soprattutto da ambienti nazionalisti di estrema destra e antiglobalisti, ma anche dai leghisti e dai separatisti antieuropei.
La teoria del complotto sostiene che il fenomeno migratorio verso l’Europa fosse da lungo tempo programmato, voluto e incentivato da non meglio specificate élite al fine di giungere a un’unica razza meticcia euro-asiatico-africana, un «gregge multietnico senza qualità e senza coscienza» che sostituisca le popolazioni del continente e che sia più «facilmente manipolabile».
Per approfondire si leggano “Under the sign of the Scorpion” di Jury Lina, mai tradotto in italiano, che proverebbe tesi, tra le altre, di sovvenzionamenti di stampo ebreo per la rivoluzione Russa. (Capitalismo e Comunismo). E poi “Dalla Ragione All’Eccesso” di G. Romito, che parla di Capitalismo e Comunismo come lati opposti di una stessa medaglia.
Il livello di strumentalizzazione politica della sinistra italiana ha raggiunto picchi verso il basso così talmente gravi da fare indurre a una riflessione sul livello di ignoranza giovanile, intesa come disinformazione storica, nei confronti della Politica internazionale. Premettendo che ognuno è libero di pensare e manifestare per qualunque causa si ritenga giusta, occorre avere sott’occhio due cenni storici dell’origine della terra contesa sin dalla notte dei tempi. Una interessante spiegazione sulla città di Gaza della Prof.ssa Daniela Santus, docente del dipartimento di letteratura e lingue straniere e Cultura Moderna, dell’Università di Torino, afferma che Gaza non nasce come città palestinese o islamica. Da un punto di vista storico sappiamo che il Faraone Thutmose III, alla guida delle sue truppe, nel 1457 a.C., proprio a Gaza, sceglie di celebrare il ventitreesimo anniversario della sua ascesa al trono. L’islam nascerà quasi 2100 anni dopo che Gaza aveva ospitato i festeggi
Commenti
Posta un commento