Per senso civico e diritto di voto, mi reco alle urne, non senza affanno sulla decisione di voto.
Oggi non si tratta di votare per questo o quel partito. Non si tratta di schieramenti. Oggi si vota su una visione d'insieme! Futura.
Da una parte gli internazionalisti, terzomondisti che sognano un'Europa multiculturale, accogliente e globale. Dall'altra parte i sovranisti che rivendicano più autonomia territoriale, più libertà e distacco dal centralismo europeo che indebolisce gli Stati appartenenti.
Personalmente ritengo che il giacobinismo abbia sfociato nel totalitarismo, portando l'Europa a ritrovarsi schiacciata tra i due blocchi statunitense e sovietico. Il crollo del comunismo ha permesso di proseguire una unione fittizia, incollata dalla moneta unica, strumento utile a sottolineare l'unico vero intento di una area economica. Di un Mercato. Perche' è questo oggi l'UE. Un mercato comune a guida diarchica Franco tedesca.
Il voto in Europa dovrebbe servire, a mio parere, a far avanzare quelle forze politiche che puntano alla indipendente sovranità dei singoli Stati, ma al contempo ad una forte rappresentanza politica unitaria.
Insieme al rinnovo del parlamento europeo, dovremmo essere chiamati a votare direttamente il Presidente d'Europa.
Questa forma ibrida di unione porta allo scempio che si è creato proprio nella mia terra. Costretta alla desertificazione, di questo passo, vista la poca attenzione prestata nei provvedimenti sugli ulivi infettati, in favore di altre zone europee produttrici ugualmente di olio come la Puglia.
Il nemico è lo stallo di stampo ibrido, in cui versa questa istituzione. Per un Europa che in futuro debba avere maggior peso politico internazionale è giusto rendere più forti gli Stati che la compongono.
Il 2 giugno 1946, nacque una repubblica di uno Stato, che non aveva convinzione. Quella convinzione è giunta sino ad oggi, manifestandosi nel malaffare, nella giustizia politicizzata. Oggi si fa presto a dire Repubblica. E si fa presto anche a dire democrazia e poi libertà, popolo e Costituzione., Tutti questi termini appaiono scontati alle nuove generazioni. Abitudini quotidiane il cui vero significato è, di fatto, sconosciuto. A essi ci si è fatta l’abitudine. Così come si fa l’abitudine al lavoro della Magistratura di una Repubblica di uno Stato debole come il nostro. Duecentosettantaquattro anni, è la somma di tutte le pene commisurate ai responsabili del disastro ambientale creato a Taranto, con l’Ilva. Imprenditori, dirigenti ed amministratori locali, tutti coinvolti. Così, ci si divide, come sempre, sulla colpevolezza o la presunta innocenza dei condannati. Ma se analizziamo le misure singole, la più alta condanna è di ventidue anni. Tre in meno della pena contrattata da Giov
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