Le Chiese, le cattedrali, sono luoghi simbolici. Se una Chiesa brucia, qualcosa vorrà dire nel regno allusivo dei simboli. Certi atti profanatori scatenano energie negative, evocano demoni, direbbe un religioso al tempo in cui fu eretta Notre-Dame.
Ma risale poi nel nostro immaginario, il nesso tra il suicidio della cristianità e la distruzione delle chiese, tra l’odio verso la cristianità e il fuoco che l’avvolge. La cristianità brucia nel fuoco dell’odio e s’incenerisce nel fumo dell’indifferenza. La fiamma come rovescio della luce, la cenere come rovescio dell’incenso. Pensieri medievali, dirà qualcuno, ma quei pensieri erano all’origine di quelle cattedrali.
Mai come nel nostro tempo la cristianità è sotto attacco. C’è un diffuso odio verso la cristianità, di matrice soprattutto islamica. C’è poi un diffuso disprezzo della cristianità da parte dell’Occidente laicista. E c’è un’indifferenza nei confronti della cristianità da parte degli stessi individui del nostro tempo, magari battezzati nel segno di Cristo.
A questo triplice odio, disprezzo e rigetto, come risponde la Chiesa di Bergoglio. Con un radicale progetto di riconversione della cristianità al mondo globale. Se la Chiesa si spegne in Europa, salvo incendi, allora bisogna trasmigrare e aprirsi ai migranti. Bisogna puntare sul soccorso, sull’accoglienza, sulla carità. Se la promessa d’immortalità e resurrezione non funziona più, allora puntiamo sul riscatto sociale e la difesa dei poveri. Se la Cristianità frana come civiltà allora bisogna farsi mondo, patire il deserto e partire verso luoghi più remoti, più estranei o più ostili alla cristianità, come gli islamici. Ecco la riconversione secondo Bergoglio. Che è poi la riconversione delle Chiese vuote in ricoveri, ospizi, luoghi d’accoglienza o comunque in destinazioni d’uso che nulla hanno più a che vedere con la motivazione che le ha fondate e animate per secoli, se non per millenni. Si destituisce un luogo di ogni sacralità, per disporlo al nulla.
È in questo contesto che l’intervento del Papa Emerito, Benedetto XVI, assume un significato di risveglio, ben al di là del tema sollevato. In gioco non è la questione della pedofilia, ma la cultura permissiva e trasgressiva che domina nel nostro tempo. Si, è l’onda del ’68 ma il Sessantotto in chiesa si traduce con Concilio Vaticano II, che è il prologo in cielo della Contestazione globale. Da qui l’immagine della cristianità ferita, bruciata, avvilita a Parigi, a Roma e in ogni luogo. Resterà negli occhi l’immagine di una Chiesa in fiamme e nella mente il sentore di una Pasqua senza Resurrezione.
Con la speranza di un risveglio prossimo.
I salutisti dell’Unione europea tornano alla carica con un’altra battaglia: quella contro il vino. A fare da apripista è stata l’Irlanda, che potrà dunque applicare sugli alcolici un’etichetta con scritto “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. O più direttamente "il vino provoca il cancro". Secondo i dati di Alcohol Action Ireland, il consumo di alcol puro pro capite tra chi ha più di 15 anni è stato di 10,07 litri nel 2020, che corrisponde a poco meno di 40 bottiglie di vodka, 113 bottiglie di vino o 436 pinte di birra e supera del 40% il livello di consumo indicato dalle linee guida dell’agenzia governativa Health Service Executive (HSE). Quindi l'Irlanda, attraverso il silenzio assenso della Commissione Europea, con questo provvedimento, crede sul serio di combattere l'abuso di alcol? Perché i dati sopra elencati chiariscono e permettono di affermare che siamo in presenza di un eccesso di uti
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