L’unica vera ossessione del nostro tempo è rinserrata nella magmatica formula del politicamente corretto che tutto ricomprende.
Una mania tramutatasi, nel giro di qualche decennio, in ideologia, e perciò in pratica politica. Un modello totalizzante capace di delegittimare l’avversario tacciandolo con reiterati cliché (razzista, antidemocratico, xenofobo, sessista, intollerante). Una ortodossia che, attraverso censure e divieti, esercita coercizione pure sul lessico, con una potenza tale capace di piegare tanti di coloro i quali si pregiavano di essere degli anticonformisti.
Ossessione che ha indotto commediografi a riscrivere testi come è capitato alla Carmen, a criticare un quadro di Balthus per presunta pedofilia, a cacciare dalle università insospettabili come Ovidio, a depurare opere come quelle di Mark Twain per l’utilizzo della parola ‘negro’, o a vivisezionare versi della Bibbia.
In questo atteggiamento sintetizzato attraverso tre nozioni, ipocrisia, stereotipo tenace e schizofrenia, si tenta di inquadrare le prossime traiettorie.
Grazie alla massiccia pervadenza dei social si starebbe prospettando un cambio di direzione, attraverso la diffusione di quelle forze politiche populiste e sovraniste.
Una ribellione non proprio culturale. I movimenti si muovono essenzialmente su una serie di mal di pancia : le ansie dei ceti medi impoveriti legate alla perenne crisi economica, all’espropriazione di sovranità nazionale, alla mancanza di sicurezza e ai disordini creati dai fenomeni migratori. Ma il fatto che essi abbiano fatte proprie tutte le rivendicazioni politicamente scorrette rappresenterebbe un cambio di marcia evidente.
E arrivati a questo punto, vi sarebbe da chiedersi se non sia utile capire i motivi per i quali per la prima volta nella storia recente dell’Occidente questo moralismo straripante subisca una forte battuta d’arresto.
Il politicamente corretto, plastico ideologico di un blocco sociale progressista, ha segnato le nostre società per più di mezzo secolo con una narrazione che si è imposta in ogni campo presentandosi come dottrina pubblica, avrebbe esso stesso contribuito a costruire per contrasto, la contro ideologia e contro-narrazione del «politicamente scorretto».
Bisognerebbe comprendere se questo declivio del politicamente corretto sarà apparente o definitivo, sostituito da una nuova cultura, o come più probabile da una nuova sintesi.
L’Unione Europea, a partire dalla crisi economica globale del 2008 ha sempre fatto il possibile per farsi detestare, in Italia e in moltissime altre nazioni del continente. Occorre dire che la gestione di diverse rispettive classi dirigenti nazionali, fra incolmabili debiti pubblici e una crescita economica pari a zero, ha permesso all’Ue di manifestarsi più come una matrigna che mal sopporta i propri figliastri che come una mamma, magari severa quando serve, ma giusta nei confronti di tutti i suoi figli. Non a caso, sono poi cresciuti partiti e movimenti euroscettici in più Paesi europei, la Brexit è divenuta realtà e tutt’oggi alcuni governi nazionali, come quello ungherese e quello polacco, sono spesso in contrasto con le Istituzioni comunitarie. Del resto, Bruxelles, si direbbe, andrebbe ringraziata, con tanto di servile inchino, per i soldi del Pnrr. Intanto, è bene ricordare come il denaro del Recovery Fund non rappresenta affatto un regalo compassionevole, essendo composto, in
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