C’è una strana frenesia in noi tutti nel dare il benvenuto al nuovo anno, una sorta di riscatto per l’anno appena passato, che sia stato bello, faticoso o gioioso ci si rivolge sempre al nuovo anno con una speranza nel cuore.
Ogni nuovo anno arriva con il peso degli anni passati, sa già che deve provare a non deludere, deve essere migliore, deve elargire di più, deve sostenere meglio e arriva allo scoccare della mezzanotte già con una forte ansia da prestazione.
Proviamo a metterci nei panni di questo 2019, preoccupati intendo, nel dover per forza fare di meglio.
Allora per quest’anno ho scelto di sollevare un po’ dalle responsabilità il 2019, nessuna grande aspettativa, nessuna preghiera, nessuna minaccia, voglio impegnarmi a fare la mia parte, perché si sa che siamo in tanti e qualcosa a questo nuovo anno scapperà di mano. E allora qualche popolo sarà destato di notte dalla terra che trema, qualche famiglia dovrà fare i conti con delle grosse perdite, qualcuno imparerà a sue spese a dover contare su sé stesso. Non possiamo colpevolizzarlo ancor prima di averlo visto all’opera, per quanto il suo obiettivo sarà fare del suo meglio e per quanto 365 giorni ci sembrano infiniti, il tempo passerà così in fretta e qualcosa sfuggirà allo sguardo vigile di questo 2019, d’altronde è giovane, ancora senza grosse esperienze.
Niente recriminazioni ma solo apprezzamento. Ogni giorno questo caro 2019 ci regalerà qualcosa per cui varrà la pena sorridere, soffermarci a scrivere un pensiero, fermare il momento con uno scatto, pensare a chi è lontano e abbracciare forte chi ci tende la mano.
Il segreto è restare sintonizzati sulle piccole cose, imparare a riconoscerle e ad apprezzarle, questa è l’unica via per arrivare alle cose più grandi, quelle che ci fanno esclamare: “finalmente!” e se queste grandi cose non arriveranno, avremo goduto di tante piccole cose. Credetemi non è affatto poca cosa.
L’Unione Europea, a partire dalla crisi economica globale del 2008 ha sempre fatto il possibile per farsi detestare, in Italia e in moltissime altre nazioni del continente. Occorre dire che la gestione di diverse rispettive classi dirigenti nazionali, fra incolmabili debiti pubblici e una crescita economica pari a zero, ha permesso all’Ue di manifestarsi più come una matrigna che mal sopporta i propri figliastri che come una mamma, magari severa quando serve, ma giusta nei confronti di tutti i suoi figli. Non a caso, sono poi cresciuti partiti e movimenti euroscettici in più Paesi europei, la Brexit è divenuta realtà e tutt’oggi alcuni governi nazionali, come quello ungherese e quello polacco, sono spesso in contrasto con le Istituzioni comunitarie. Del resto, Bruxelles, si direbbe, andrebbe ringraziata, con tanto di servile inchino, per i soldi del Pnrr. Intanto, è bene ricordare come il denaro del Recovery Fund non rappresenta affatto un regalo compassionevole, essendo composto, in
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