Ormai ogni giorno è la giornata mondiale di qualcosa. E’ il trionfo della tristezza: un paganesimo in versione contemporanea, miscuglio di tutto e niente, che elimina l’Avvento nella nostra vita. Qual è la ricorrenza da attendere? Qual è il Sabato del villaggio?
Il Natale inizia a fine ottobre e il Carnevale il giorno dopo la Befana e i Santi non s’usano più! In principio fu l’anno polare internazionale: la prima ricorrenza mondiale indetta a fine Ottocento per promuovere la ricerca scientifica nell’Artico e nelle regioni Antartiche. In mezzo c’è un po’ di Global warming, Felini vari e Tapiri; l’11 dicembre è per il Tango, ma niente per gli altri balli e discipline danzanti Poi, a un certo punto della proliferazione succede di toccare le alte vette del genere “Giornate dedicate”: la Giornata mondiale del Dialogo fra religioni e omosessualità per il 13 gennaio. Non parliamo di Memoria, invece, non si parla quasi per nulla del Ricordo (le Foibe).
Stando così le giornate, quella mondiale dell’Insegnante ci potrebbe tornare utile se la dirottassimo verso la competizione e la libertà di scelta, conducendo entro un sistema scolastico variegato e dinamico. Si potrebbe cogliere l’occasione, per i fortunati dell’eventualità, di parlare di Milton Friedman, il Nobel che ebbe il merito di comprendere la centralità della questione scolastica; propose lo strumento del voucher per allargare l’autonomia delle famiglie verso la effettiva scelta di scuole migliori. Siano esse statali o paritarie. Chi ne ha l’occasione ne approfitti il 5 ottobre.
Questa delle giornate è una faccenda molto meno innocua di quanto possa sembrare. Ci addestra a pensare tutti alla stessa cosa e nella stessa maniera. È un addestramento al pensiero unico e alla retorica vuota.
“La luce ha vinto e tutti i progressi del male del Mondo mai potranno cambiare il corso delle cose. Il solstizio d’inverno, il sole di natale, la luce invitta, aprono una speranza per gli uomini affranti da paura, timori e futuro incerto”. Sono parole di riflessione di Joseph Ratzinger espresse agli inizi degli anni sessanta, all’epoca poco più che trentenne. Per molti sono parole profetiche, in realtà si possono ritenere “da copione” per il finale di un film sulla pandemia attuale. Ammesso che si possa intravedere un finale alla situazione. Arriva il nuovo Messia, nei giorni in cui ricorre la nascita dell’ultimo messia mostratosi sulla terra, ma questa volta appare a noi, non più come uomo, ma in forma liquida. Esattamente come la società attuale, intesa da Zygmunt Bauman. Il progetto è lo stesso, duemila anni fa si diffondeva la parola di Cristo. Oggi si diffonde il vaccino della Pfizer, santificato dai media come soluzione salvifica, potrebbe però rivelarsi soluzione fisiologi
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