Ormai ogni giorno è la giornata mondiale di qualcosa. E’ il trionfo della tristezza: un paganesimo in versione contemporanea, miscuglio di tutto e niente, che elimina l’Avvento nella nostra vita. Qual è la ricorrenza da attendere? Qual è il Sabato del villaggio?
Il Natale inizia a fine ottobre e il Carnevale il giorno dopo la Befana e i Santi non s’usano più! In principio fu l’anno polare internazionale: la prima ricorrenza mondiale indetta a fine Ottocento per promuovere la ricerca scientifica nell’Artico e nelle regioni Antartiche. In mezzo c’è un po’ di Global warming, Felini vari e Tapiri; l’11 dicembre è per il Tango, ma niente per gli altri balli e discipline danzanti Poi, a un certo punto della proliferazione succede di toccare le alte vette del genere “Giornate dedicate”: la Giornata mondiale del Dialogo fra religioni e omosessualità per il 13 gennaio. Non parliamo di Memoria, invece, non si parla quasi per nulla del Ricordo (le Foibe).
Stando così le giornate, quella mondiale dell’Insegnante ci potrebbe tornare utile se la dirottassimo verso la competizione e la libertà di scelta, conducendo entro un sistema scolastico variegato e dinamico. Si potrebbe cogliere l’occasione, per i fortunati dell’eventualità, di parlare di Milton Friedman, il Nobel che ebbe il merito di comprendere la centralità della questione scolastica; propose lo strumento del voucher per allargare l’autonomia delle famiglie verso la effettiva scelta di scuole migliori. Siano esse statali o paritarie. Chi ne ha l’occasione ne approfitti il 5 ottobre.
Questa delle giornate è una faccenda molto meno innocua di quanto possa sembrare. Ci addestra a pensare tutti alla stessa cosa e nella stessa maniera. È un addestramento al pensiero unico e alla retorica vuota.
L’Unione Europea, a partire dalla crisi economica globale del 2008 ha sempre fatto il possibile per farsi detestare, in Italia e in moltissime altre nazioni del continente. Occorre dire che la gestione di diverse rispettive classi dirigenti nazionali, fra incolmabili debiti pubblici e una crescita economica pari a zero, ha permesso all’Ue di manifestarsi più come una matrigna che mal sopporta i propri figliastri che come una mamma, magari severa quando serve, ma giusta nei confronti di tutti i suoi figli. Non a caso, sono poi cresciuti partiti e movimenti euroscettici in più Paesi europei, la Brexit è divenuta realtà e tutt’oggi alcuni governi nazionali, come quello ungherese e quello polacco, sono spesso in contrasto con le Istituzioni comunitarie. Del resto, Bruxelles, si direbbe, andrebbe ringraziata, con tanto di servile inchino, per i soldi del Pnrr. Intanto, è bene ricordare come il denaro del Recovery Fund non rappresenta affatto un regalo compassionevole, essendo composto, in
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