In treno mi è capitato di avere accanto, durante un viaggio, un tipo tutto intento a lavorare col suo portatile. Concentrato nella scrittura, ho osservato che in realtà perdeva di concentrazione, vagando nel web alla spasmodica ricerca di qualcosa che mancava per portare a termine il suo lavoro.
Questo ha rafforzato la già salda idea che il web provoca problemi di concentrazione. Non si riesce a terminare di leggere un testo, che un link sposta la concentrazione ad un altro testo. Mentre si legge un libro o si parla con qualcuno, ecco che una mail, o una notifica distoglie l’attenzione. Nel mondo web il centro lo si può considerare ovunque, dunque da nessuna parte. Si corre il rischio che perdendo concentrazione si perda identità. Le comunità classiche, come le città, hanno posto al centro degli agglomerati, dei luoghi tipici ed individuabili. Il campanile di una chiesa, oppure una torre, attorno a cui naturalmente ci si incontra. Oggi però le persone tendono a disperdersi perché la velocità delle comunicazioni polverizza l’idea di centralità. Ma la centralità è fondamentale nel mondo reale. Solo che oggi facilmente si mescola il reale con il condivisibile. Quindi non si fa in tempo a scattare una foto che subito la si condivide su un social network. Ma siamo sicuri che a tutti potrebbe interessare la condivisione di una foto della gita fuori porta? Oppure il commento di uno sconosciuto che tale foto l’ha condivisa per merito di uno stesso partecipante alla famosa gita fuori porta?
Italo Calvino, già nella seconda metà degli anni ottanta, attribuiva alla mitologia una dispersione di concentrazione. Più in specifico definiva Mercurio portatore di sintonia, ossia partecipazione del mondo attorno a noi, e Vulcano rappresentante di focalità, ovvero concentrazione costruttiva. Con l’avvento del web si è sviluppato un contrasto nelle nostre coscienze tra la sintonia che si è radicata nel mondo del web e la focalità che persiste nelle nostre menti e che al tempo stesso temiamo di perdere. Ecco come la maggior parte di noi è presente in rete, ma al contempo diffida della rete, poiché esiste una parte sintonica che ci mette al centro di tanti universi, ed una parte focale che ci induce ad allontanarci dalla velocità del web.
Calvino racconta che sintonia e focalità sono due estremi che lo hanno trasformato in uno scrittore. Gli hanno aumentato la cratività. Oscillando tra di essi e trovando il giusto equilibrio, si diventa artisti e scrittori. Ed anche un po’ più felici…
I salutisti dell’Unione europea tornano alla carica con un’altra battaglia: quella contro il vino. A fare da apripista è stata l’Irlanda, che potrà dunque applicare sugli alcolici un’etichetta con scritto “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. O più direttamente "il vino provoca il cancro". Secondo i dati di Alcohol Action Ireland, il consumo di alcol puro pro capite tra chi ha più di 15 anni è stato di 10,07 litri nel 2020, che corrisponde a poco meno di 40 bottiglie di vodka, 113 bottiglie di vino o 436 pinte di birra e supera del 40% il livello di consumo indicato dalle linee guida dell’agenzia governativa Health Service Executive (HSE). Quindi l'Irlanda, attraverso il silenzio assenso della Commissione Europea, con questo provvedimento, crede sul serio di combattere l'abuso di alcol? Perché i dati sopra elencati chiariscono e permettono di affermare che siamo in presenza di un eccesso di uti
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