Nel panorama intellettuale italiano imperversa, ormai da tempo, una inclinazione ad accettare tutto quello che non presenta alcun legame culturale con l’Italia. E addirittura si ritrova in contrasto con quasi tutto il bagaglio intellettuale nazionale.
Mediante il principio secondo cui la classe intellettuale dominante riversa la sua visione del mondo sulla massa sottoposta, impegnandosi attraverso “dogmi”, a rendere la società intrisa ed imbevuta di esterofilia colorata. Attraverso la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, è cresciuta in modo esponenziale la quantità di nozioni assimilabili da parte dei cittadini. Altrettanto è scesa la capacità di mettere in discussione i dogmi del pensiero. La matrice di tutto questo è da ricercare nella categoria degli intellettuali odierni, considerati formatori del pensiero comune. Giornalisti, politici, cantanti, attori, artisti chiunque abbia ascendente forte sulla massa, partecipa ad un processo di svilimento della cultura nazionale e del sentimento patrio. Prende sempre più piede nelle coscienze italiane, che solo ciò che è al di fuori dei confini può essere considerato portatore sano di progresso e apertura mentale. Si insedia così nell’opinione pubblica il concetto di esterofilia dilagante. Al contrario, qualsiasi cosa che rimanga parvente legata alla tradizione culturale italiana viene marchiata come bigotta ed arretrata intellettualmente. Si è ad un passo dal disfattismo. Un motivo che rende meglio l’idea disfattista è data dal comparto lessicale, dove si evince che la lingua italiana sia abbastanza incline ad accogliere termini e modi di dire di altri paesi. Con il consenso e lo sfoggio lessicale, al contempo, di giornalisti ed intellettuali, compiaciuti nel trasformare il lessico nazionale, in favore di un culturame internazionale non meglio identificato.
Lo svilimento ovviamente non riguarda solo l’esempio precedente, ma si potrebbe allargare ad altri campi, come ad esempio l’arte. E’ in giro da tempo la Van Gogh The Alive Experience. Con tappa italiana in un ex teatro di una città del Sud, riaperto dopo circa 40 anni, per la prima volta sotto la veste inedita di spazio espositivo. Proiettare sulle pareti, seppur enormi, delle immagini, può valere l’emozione di poter essere davanti al quadro vero dell’artista che lo ha disegnato? Tutto ciò può benissimo contribuire allo svilimento fin qui chiacchierato.
La politica non è da meno. Il ruolo e la professionalità del politico si è spalmata come la nutella su una fetta di pane. Un tempo il politico era specchio della società. E svolgeva l’arte del discutere, quale è la politica, in modo impegnativo e del tutto istituzionale. Che misera roba si è ridotta oggi se un messaggio che si ritenga politico è mostrarsi con la Nutella e il messaggio opposto è mostrarsi indignati. Complice è quella esterofila mania di postare ogni foto in un oltremondo digitale, ma pubblico.
E’ forte la necessità di un riordino intellettuale. E’ necessario un ruolo che abbia il dovere di raccogliere e coinvolgere energie nazionali, specie forze fresche, verso interessi comuni nazionali, individuati e condivisi. Con il compito di restaurare un sentimento nazionale e rafforzare l’ego degli italiani, ormai perso nel piattume della massa globale.
PRIMA PARTE pubblicata qui il 03/11/2019 I mali della cultura. L’interesse e le lobby? Come ho scritto più o meno all’inizio di questo scritto, il maggior nemico della cultura è l’interesse. Come penso, di aver dimostrato fin qui, la controcultura, sottoforma di protesta, si è manifestata nel novecento, contro le più svariate forme di potere. Ma il potere è caratterizzato da una serie innumerevole di poteri, da cui dipendono le influenze in società delle lobby. Potere e Lobby Gay Il potere per salvaguardare lo status quo e conservarsi ha l’obbligo di mistificare la realtà, creare disordine, sradicare l’uomo dalla società, manipolare l’informazione, ma soprattutto limitare il pensiero dell’opinione pubblica attraverso un linguaggio fondato sul dualismo politico, morale ed estetico. Amico/nemico, destra/sinistra, bene/male, bello/brutto, buono/cattivo. Come se tutto potesse essere etichettato e messo in un catalogo, il quale in fin dei conti altro non è che il “pensiero unico”, la “
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