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L'INCAPACITÀ DI SAPER LEGGERE IL MONDO

Nel capitolo 19 de “Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi” – “I limiti della storia e della geografia” René Guénon spiega in che senso gli storici moderni non possono essere considerati affidabili quando parlano dei tempi passati e degli uomini che vi hanno vissuto. Essi, quando consultano le fonti storiche, ma anche quando analizzano reperti archeologici oppure opere d’arte, lo fanno con i filtri dei loro limiti intellettuali. Essi hanno perciò difficoltà a penetrare la mentalità degli uomini antichi, e spesso gli attribuiscono motivazioni del tutto moderne. Non solo, ma l’uomo antico aveva facoltà che l’uomo moderno ha perduto, e cercare di comprenderlo sarebbe come se un cieco cercasse di capire cosa sono i colori. Come se ciò non bastasse, essi non prendono in considerazione l’idea che il mondo stesso cambi con il passare del tempo, e certe cose che oggi sono impossibili un tempo non lo fossero. Tutte le volte che si trovano di fronte ad eventi che non sono in grado di spiegarsi, essi li liquidano come “licenze poetiche”, “eventi ingigantiti nel passaggio da una bocca all’altra”, “illusioni collettive”, “interpolazioni” e tutto il resto del repertorio di motivazioni per cui una fonte non è affidabile. Il fatto storico che viene in mente a me è la storia di Giovanna d’Arco che, fondamentalmente viene considerata una psicolabile che è riuscita a farsi un seguito sfruttando la credulità popolare e un clima politico favorevole. Ma se uno va a consultare le fonti (in realtà basta ascoltare il resoconto che ne fa Barbero) si accorge che la gente allora non era affatto credulona e il clima politico era tutt’altro che favorevole! Altri fenomeni tuttora inspiegabili sono certi monumenti megalitici, come le piramidi di Giza e le mura ciclopiche a Cuzco, che non avrebbero mai potuto essere costruite con gli attrezzi rudimentali che (si pretende) essi avevano all’epoca. In definitiva, quanto possiamo fidarci degli storici moderni? Innanzi tutto bisogna tener conto dei loro limiti intellettuali. Bisogna anche ricordare che, oggi, abbiamo delle possibilità che una volta erano precluse. Oggi possiamo confrontare fonti provenienti da autori diversi persino di Paesi diversi, e questo ci mette al riparo dai rischi dell’unilateralità delle fonti. Certamente dobbiamo metterci l’animo in pace per quanto riguarda i libri che abbiamo studiato a scuola. La versione dei fatti storici contenuta in essi è non solo semplificata, ma anche coerente con una certa narrativa politica. Quando poi andiamo a consultare libri di Storia più impegnativi dobbiamo comunque aspettarci, oltre ai limiti intellettuali già detti, anche quelli determinati dalla fedeltà politica o ideologica. In teoria, più i fatti storici sono lontani nel tempo, più gli storici che li studiano dovrebbero essere al riparo dai diktat della politica o dell’ideologia che appoggiano. Purtroppo, se certi eventi vengono studiati, esiste una probabilità che lo siano perché un certo gruppo di potere abbia interesse che “si sappia”. C’è da rimanere sorpresi da quanta rilevanza politica abbiano eventi anche lontanissimi. Per esempio, il Sacco di Roma da parte di Alarico nel 418 viene normalmente raccontato come l’exploit di un capo barbaro che approfittò della debolezza dell’Impero Romano per conquistare e saccheggiare Roma. Questa narrativa ha lo scopo di mettere in guardia contro i pericoli dell’immigrazione (“Ricordate cosa successe a Roma!”). Se uno approfondisce la Storia scopre come, in realtà, la principale responsabile dell’evento fu la corruzione imperante alla corte dell’imperatore. Se un fatto appartenente ad un’antichità così lontana può essere strumentalizzato, in sostanza qualunque fatto lo può essere. Occorre tenere conto di queste possibilità nelle proprie indagini. René Guénon ha anche accennato ai limiti della geografia. Potremmo chiederci se tali limiti si applicano anche alla geografia moderna, che fa uso delle immagini satellitari ed è in grado di monitorare ogni angolo della Terra in tempo reale. La risposta non può essere che affermativa. Noi siamo capaci di guardare nei più reconditi recessi di ogni parte del globo, ma non siamo più in grado di “vedere” il mondo al di fuori della sua componente corporea. Esempio banale: chi si è accorto che il simbolo cinese dello Yin-Yang è una rappresentazione del mondo fisico? Se associate il bianco all’acqua e il nero alla terra noterete come l’emisfero Nord ha più terra che acqua, mentre l’emisfero Sud ha più acqua che terra. Questo corrisponde alle due metà del simbolo, una bianca e l’altra nera. I due punti di colore opposto sono i poli. Il Polo Nord è infatti situato in acqua (punto bianco in campo nero), mentre il Polo Sud è situato sulla terra, l’Antartide (punto nero in campo bianco). Il mondo fisico è un immenso simbolo della dualità universale! Oggi noi non siamo più capaci di “leggere il mondo”, che sarebbe in qualche modo il significato implicito nella parola “geografia”. In esso vi sono luoghi carichi di influenze spirituali positive, che oramai non vediamo più, ma anche altri carichi di influenze negative, a cui siamo altrettanto indifferenti – in realtà non le percepiamo: questo può essere una difesa, in qualche caso, ma in altri casi ciò permette a tali influenze di agire indisturbate. Quantunque possiamo dire che la perdita di conoscenza della geografia tradizionale non sia affatto iniziata in epoca moderna, è ancora possibile trovare un residuo di conoscenze di ordine profondo nei resoconti dei viaggiatori antichi; qualche volta anche in quelli moderni! Anticamente i fiumi venivano “divinizzati”, come anche le montagne, per non parlare del mare! Il termine “divinizzato” è fuorviante, come se fosse successo che un ente materiale fosse stato caricato di attributi spirituali che non possedeva affatto. La realtà è che i fiumi, le fonti, i boschi, le montagne, etc. hanno tutti uno sviluppo nel dominio psichico e spirituale, e gli antichi erano capaci di leggere, nella loro forma, il contenuto, e avevano imparato ad usufruire del supporto spirituale dell’ambiente in cui vivevano. Tutte queste capacità si sono perdute durante il processo di “solidificazione del mondo”, e oggi liquidiamo tali notizie come “panteismo”, una specie di “mania” di divinizzare tutto. In realtà, in un tempo lontano, gli uomini erano in grado di comunicare con gli aspetti sottili del mondo fisico, e avevano un rapporto con la Natura immensamente più profondo del nostro. Questo rapporto richiedeva evidentemente capacità intellettuali che l’uomo perse progressivamente; infatti cominciarono a svilupparsi le città, e faccio notare come esista una relazione ben visibile tra l’allontanamento degli uomini dalla Natura e lo sviluppo dei conglomerati urbani , che diventano progressivamente più radi e più popolati. Insomma, esattamente come non siamo più capaci di leggere la personalità di una persona dai suoi lineamenti, non siamo più capaci di penetrare il mondo in cui viviamo. È il Cristianesimo la radice del male. La concezione del Dio unico. Il marxismo, specie nella variante gramsciana, ha veicolato la storia, esattamente come il Cristianesimo ha cambiato la visone storica. In questo momento sto leggendo di Ipazia, una donna filosofa e medica, che ha avuto soltanto la colpa di vivere a cavallo del cambio d'epoca e di visione. Nel passaggio tra paganesimo e Cristianesimo. Periodo in cui la Società dell' epoca era divisa fortemente in due fazioni, pagana e religiosa. Lei filosofa, vissuta nel passaggio tra Aristotele e Sant'Agostino. Ancorata su posizioni più simili a quelle aristoteliche, si ritrova a perdere la vita in modo straziante. Oggi credo di poter affermare che viviamo un'epoca abbastanza simile. Con la cancel culture e gli abbattimenti di statue, stiamo vivendo un medioevo moderno, di tipo tecnologico.

Commenti

  1. Il Medioevo fu un'epoca di restaurazione tradizionale, opposta alla nostra.
    410 non 418.

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